Santanchè: «Non capisco perché dovrei dimettermi. Vado avanti e sono pronta a querelare»

La ministra del Turismo: «Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura se non fai niente di male. Raccoglierò i soldi e poi darò tutto ai bisognosi. Sono assolutamente tranquilla»

Giovedì 13 Luglio 2023
Santanchè: «Non capisco perché dovrei dimettermi. Vado avanti e sono pronta a querelare»

La ministra del Turismo Daniela Santanchè replica ancora alle accuse. Stavolta non davanti al Senato, come successo nei giorni scorsi, ma a Roma durante il convegno annuale di Confagricoltura.

Il tema del dibattito è ancora l'inchiesta che la vede coinvolta per la gestione di Visibilia e Ki Group, due delle sue società. «Sono tranquilla, mi arricchirò con le querele. Non penso minimamente di fare un passo indietro, andrò avanti comunque. Non capisco per quale motivo dovrei dimettermi. Alcune testate hanno detto e scritto delle grandi menzogne e per questo faremo querela e chiederemo il nostro risarcimento danni. Raccoglierò i soldi e poi darò tutto ai bisognosi. Sono assolutamente tranquilla».

Santanchè: «Nessun passo indietro»

«Io fare un passo indietro? Non capisco per quale motivo. Oggi, in questo momento in cui sto parlando, non ho ancora ricevuto alcun avviso di garanzia - ha detto Santanchè -. Alcuni giornali scrivono delle grandi bugie e per questo faremo la nostra querela e chiederemo il nostro risarcimento danni. Sono assolutamente tranquilla. Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura se non fai niente di male - aggiunge la ministra -. Io vado avanti. Nessuno mi ha mai accusato nelle mie funzioni di ministro».

Al convegno Confagricoltura

«Agricoltura e turismo sono un binomio che si sta sviluppando moltissimo ed è vincente. Oggi parliamo sempre di più del turismo lento, del turismo esperienziale e i numeri stanno crescendo. In più abbiamo 5600 borghi che ancora non sono delle vere e proprie destinazioni turistiche». Ma sui quali, «stiamo lavorando, perché quando si parla di overturism, ovvero troppi turisti, non sono troppo d'accordo. Il problema non è che sono troppi», semmai che «non si è mai avuto una visione industriale» su un settore che fa «il 13-14% del Pil».

 

«Nei borghi - dice la ministra - si produce il 92% delle nostre eccellenze enogastronomiche. Come ministero del turismo abbiamo lanciato anche dei bandi per aiutarli a crescere, perché spesso non si riesce a trasformarli in destinazioni turistiche per mancanza di strutture ricettive. In questo caso dobbiamo ringraziare che c'è chi mette a disposizione la propria casa, come gli agriturismo che stanno crescendo moltissimo. E, soprattutto, il fatto che i turisti vogliono visitare questi luoghi per vivere un'esperienza: vedere come si produce l'olio, la mozzarella, il vino. Oggi - prosegue - il turista che viene in Italia non compra la T-shirt o il cappellino, o meglio, non compra solo la T-shirt o il cappellino, ma vuole tornare a casa con i nostri prodotti che sono un'eccellenza nel mondo. Molti scelgono la destinazione Italia proprio perché si mangia e si beve bene».

Ultimo aggiornamento: 16:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA