«A forza di credere che il male passerà, sto passando io e lui resta»: la canzone che presenterà in gara al Festival di Sanremo dall'1 al 5 febbraio, rimettendosi in gioco a ventidue anni dall'ultima volta, comincia così.
LA CARRIERA
A Sanremo l'Eterno Ragazzo, che ieri è tornato in concerto sul palco del Teatro Duse della sua Bologna (sarà in scena anche stasera e poi ancora il 25 e il 27, prima del Festival), esordì esattamente cinquant'anni fa, nel 1972. Non andò bene: «Portai Vado a lavorare, una canzone scarsa. Mi arrivò un telegramma: Era ora. Firmato da Cochi e Renato. Scherzavano? Non l'ho mai capito. Ritrovai il successo grazie a Mogol, negli Anni 80: Ma non canti più?, mi disse, prima di scrivere Canzoni stonate». Altra cifra tonda, i sessant'anni di carriera: «Andavo a 100 all'ora uscì nel 62. La Rai mi ha proposto un programma, ma a me le celebrazioni non piacciono: portano sfiga». L'idea di tornare al Festival è nata proprio durante la convalescenza: «Se non fosse stato per l'incidente, ora non sarei qui. Quando Lorenzo mi ha detto di mandare Apri tutte le porte ad Amadeus io non ci ho pensato due volte racconta il Festival l'ho vissuto da vincitore con Ruggeri e Tozzi, da ospite, da conduttore (nel 2011 e nel 2012, ndr). Basta con la paura di arrivare ultimi, bisogna mettersi in gioco. È quello che consiglio anche ad artisti che non sono mai stati in gara, come Venditti o De Gregori. A me sudano già le mani per l'emozione». Ce ne siamo accorti. Due settimane fa su Facebook ha condiviso per sbaglio un video con un'anteprima di Apri tutte le porte, violando il regolamento. Amadeus e la Rai lo hanno graziato, giustificando l'incidente attribuendo la colpa al tutore che porta alla mano: «Mi ha salvato il caso Fedez dello scorso anno, un precedente. Non ho dormito per due notti. Capisco chi dice che mi sarei dovuto ritirare, però ci tenevo ad esserci. Comunque l'idea di consentire a tutti i cantanti, in futuro, di condividere delle anteprime delle canzoni, facendo cadere questo tabu, non è male».
IL RIVALE
A Sanremo ritroverà l'eterno rivale Massimo Ranieri («Siamo come Bartali e Coppi: Al Bano ci invidia, voleva esserci anche lui», scherza) e gareggerà anche contro il nipote Paolo Antonacci (figlio di Marianna e Biagio, autore di Sesso occasionale di Tananai ndr): «Sarà divertente. Invece mio figlio (Tredici Pietro, rapper di successo, ndr) non ne vuole sapere di cantare con me». Si può dare di più oggi la dedicherebbe ai politici: «Bisogna pensare al bene comune. A volte certe liti mi sembrano un po' pretestuose. Il Quirinale? Mi piacerebbe se ci andasse una donna: la Cartabia, ad esempio. E perché non nominare una donna anche come direttore artistico del prossimo Sanremo? Penso a Pausini, Mannoia, Elisa: ho sempre pensato che le donne siano migliori degli uomini. Io ad Anna devo tutto. Spero che mi dia la spinta per salire sul palco, se cinque minuti prima dell'esibizione mi tremeranno le ginocchia».