Messina Denaro, la maestra Bonafede e i viaggi in tutto il mondo: i misteri della "saga" del boss

«Se vuoi nascondere un albero piantalo in una foresta», disse Messina Denaro, rivolgendosi con tono di sfida ai magistrati di Palermo che andarono a interrogarlo dopo l’arresto

Martedì 26 Settembre 2023 di Riccardo Lo Verso
Messina Denaro, la maestra Bonafede e i viaggi in tutto il mondo: i misteri della "saga" del boss

«Se vuoi nascondere un albero piantalo in una foresta». Così disse Matteo Messina Denaro, rivolgendosi con tono di sfida ai magistrati di Palermo che andarono a interrogarlo dopo l’arresto. Citava un proverbio ebraico per parlare della sua scelta di vivere come un uomo qualunque. «Mi avete preso per la malattia», aggiunse.

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Quando ha scoperto di avere il tumore che lo ha ucciso era tornato stabilmente a Campobello di Mazara, a una manciata di chilometri dalla sua Castelvetrano. Nulla faceva per evitare di farsi notare, contando più sulla connivenza generale che sulla bugia messa in circolazione. Ad un’amica, una delle tante che frequentava nella sua movimentata vita sentimentale, disse di chiamarsi Francesco Salsi e di essere un medico anestesista in pensione. Un medico facoltoso a giudicare dal tenore di vita.

In alcuni appunti della sua contabilità sono venute fuori spese per ventimila euro al mese. Al ristorante ordinava champagne e al polso portava un Frank Muller Geneve Color Dreams da decine di migliaia di euro. Leggeva molto. Sugli scaffali dell’appartamento dove ha vissuto negli ultimi tempi c’erano una cinquantina di volumi. 

 

LE BIOGRAFIE
Dalla biografia di Vladimir Putin a quella di Fabrizio Corona, da Andre Agassi a Pablo Escobar: ce n’era per tutti i gusti. Guez, Baudelaire, Dostoevskij, Bukowski e Mario Vargas Llosa. Grande lettore e pure grafomane a giudicare dalla montagna di pizzini – oltre mille – su cui gli investigatori non smettono di lavorare. Alcuni erano nascosti nel sottotetto della casa di famiglia in campagna. Indicazioni di affari, pensieri esistenziali, lettere d’amore. Il padrino trapanese raccomandava alla sorella di sbarazzarsi in fretta dei pizzini, distruggendoli, e invece Rosalia li ha conservati. Alcuni per anni.

Ci sono appunti che risalgono al 2010 e altri molto più recenti. Dalle indicazioni su come scovare telecamere e microspie, agli auguri indirizzati alla figlia Lorenza per il suo diciassettesimo compleanno. Oggi di anni ne ha 27 e ha scelto di prendere il cognome del padre. «Ogni mondo ha i suoi demoni diversi da quelli degli altri – le scriveva il boss –. Stai lontana da mondi che non conosci. Io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego». 

I LUOGHI
Dove ha vissuto prima di tornare in pianta stabile in Sicilia? Ci sono delle bandierine da piazzare nella mappa degli spostamenti e dei suoi viaggi. A Palermo e in Calabria, ma anche negli Stati Uniti, in Venezuela, Albania, Tunisia, Spagna e forse anche in Montenegro. Di tanto in tanto rientrava in Sicilia. Per un certo periodo, tra il 2007 e il 2010, Matteo Messina Denaro ha “coabitato” con la maestra Laura Bonafede, moglie di un ergastolano, e la figlia, Martina Gentile.

Dove? Questo è un capitolo ancora da scrivere nella saga di Messina Denaro. Una saga che, volendo usare le stesse parole dei giudici, «desta sconcerto perché mette in luce l’incredibile e inspiegabile insuccesso di anni e anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale compresa tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, costantemente setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazioni e di videosorveglianza di tutti i luoghi strategici che, tuttavia, non hanno impedito che il più ricercato latitante del mondo potesse condurre una “normale” esistenza senza neppure nascondersi troppo, ma anzi palesando a tutti il suo viso riconoscibile (almeno per i tantissimi che lo avevano conosciuto personalmente)».


LE RELAZIONI 
C’è stata una pausa nella relazione con la maestra. Di recente, però, erano tornati a vedersi anche se con maggiore cautela. Avevano fissato due appuntamenti, uno per guardarsi negli occhi, magari davanti al banco salumi del supermercato, e l’altro per lo scambio della corrispondenza. Nei documenti scovati dai carabinieri del Ros mancano i riferimenti alla gran parte della sua vita in fuga e ai rapporti che ha continuato a mantenere con la vecchia guardia di Cosa Nostra. Strano per uno che appuntava in maniera maniacale persino le piccole spese quotidiane. Ecco perché è forte il sospetto che esista un archivio segreto, a cui ha fatto riferimento ai magistrati. Qualcosa che nessuno riuscirà a trovare: ha fatto capire ambiguo com’era. La relazione con Bonafede è stata difficile, anche tormentata dalla gelosia che la maestra provava nei confronti di Lorena Lanceri, la postina delle loro comunicazioni.

Quest’ultima era molto in intimità con il padrino tanto da aprirgli la porta di casa per condividere la quarantena Covid. Il marito di Lanceri, Emanuele Bonafede, aveva accettato di buon grado la presenza fissa del latitante. Pranzi, cene, giocate a carte. Messina Denaro si era sdebitato regalando alla coppia 6.300 euro per comprare il regalo di cresima del loro figlio: un Rolex. La maestra si sentiva tradita, lei che conosce i segreti più intimi del padrino. A cominciare dal “tugurio” dove «stavamo bene, ero felice di trascorrere quel tempo insieme». In un libro, “Avventure della ragazza cattiva” di Mario Vargas Llosa, Laura Bonafede ha evidenziato un riferimento ad un altro luogo di incontro, un “limoneto”. Uno dei tanti segreti del latitante. 

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