Marisa Leo e gli allarmi ignorati: «Ho paura e giro scortata». Ecco la deposizione del 2021 della donna uccisa dall'ex

La deposizione della donna nel processo all’ex fidanzato (e suo assassino) nel 2021

Venerdì 8 Settembre 2023 di Riccardo Lo Verso
Marisa Leo e gli allarmi ignorati, ecco la deposizione del 2021 della donna uccisa dall'ex: «Mi disse che sparava»

«Ho paura, ho chiesto aiuto a tutti». Vengono i brividi nel rileggere la deposizione di Marisa Leo. Il 22 giugno 2021 salì sul banco dei testimoni. L’imputato era l’ex compagno, Angelo Reina, che mercoledì scorso l’ha uccisa con tre colpi di carabina all’addome.

Poi si è suicidato. La trascrizione della drammatica udienza di due anni fa svela lo sgomento della donna e i cattivi presagi. Nonostante l’ex compagno avesse trasformato la sua esistenza in un incubo Marisa gli diede una nuova possibilità. Ritirò la querela. E il processo andò in soffitta. Di recente la donna aveva deciso di riprovarci e qualcosa deve essere successo nella mente assassina di Reina. 

Marisa Leo, la ricostruzione

Due anni fa Marisa non esitò a ribadire in aula le accuse contenute in una denuncia. L’uomo non si era rassegnato alla fine della relazione iniziata nel 2016 e terminata, per scelta della donna, nel 2020. Di quegli anni vissuti insieme, fra altri e bassi, è rimasto il più prezioso dei frutti, la figlia di quattro anni. 
La goccia che fece traboccare il vaso è del maggio 2020. «Un’esperienza molto difficile», disse lei. Era in macchina, «stavo facendo una passeggiata con mia figlia». Si accorse «dallo specchietto retrovisore che lui mi seguiva da lontano. Poi ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più». Nei giorni precedenti Marisa aveva chiesto che il questore emettesse un ammonimento contro l’ex compagno. Ecco perché era guardinga: «Lui si avvicina sempre di più e mi taglia quasi la strada, sono costretta a bloccarmi. Scende dalla macchina e prova ad aprire lo sportello. Era totalmente fuori controllo». A salvarla un benzinaio, mentre la figlia «piangeva disperata» sul sedile di dietro. 

 

Relazione burrascosa

La relazione era stata burrascosa sin dall’inizio perché lui «intratteneva dei rapporti ambigui» con un’altra donna. Una storia parallela, coperta da «innumerevoli bugie». Poi Marisa rimase incinta e «mi illudevo che la gravidanza potesse cambiarlo». Ed invece i «comportamenti irrispettosi» erano proseguiti. Fine della relazione, ma «lui non lo ha mai accettato, mi scriveva tanti messaggi, in uno diceva che si sarebbe fatto fuori se io non fossi tornata con lui». Il «senso di colpa» iniziò a logorare Marisa, temeva «che lui potesse togliersi la vita». L’illusione che Reina cambiasse naufragò presto: «Nell’estate del ‘19 è salito fino al pianerottolo, voleva a tutti i costi tornare con me, mi ha preso con forza dalle spalle e ho chiamato mia madre piangendo».
La scena si ripresentò dopo la nascita della figlia: «Ha iniziato ad urlare dietro la porta, io ero con mia madre e nostra figlia, ero spaventata». Fu allora che prese coscienza che da sola non ce l’avrebbe fatta: «Ho chiesto aiuto alla mia famiglia, alla sua famiglia, a ogni singola persona: “Parlate con lui, fatelo ragionare”. Poi ho chiesto aiuto a un avvocato». Stabilirono i tempi e i modi delle visite del padre come avviene per ogni coppia che si separa. In occasione di una di queste, l’episodio più inquietante: «Lui guardava delle armi (probabilmente al cellulare ndr) e mi disse che frequentava il poligono di tiro». 

Le telefonate

Iniziò a bersagliarla di chiamate. Erano sempre più minacciose e lei le registrava: «Faceva intendere che avrebbe risolto le cose a modo suo». Il 2021 è stato l’anno più complicato. Reina la pedinava, una volta lo beccarono dentro il garage della casa dei genitori di Marisa: «Io non sono più uscita di casa, mio padre ogni volta controllava il garage che non ci fosse nessuno, i miei genitori salivano fin su al pianerottolo e io camminavo sempre scortata». Per un attimo aveva pensato di lasciare il suo lavoro alla cantina vinicola “Colomba Bianca” che tanto amava. Le consentirono di lavorare in smart working. Piano piano tentò di riprendersi la sua vita, ma Reina le spuntava davanti agli occhi ad ogni angolo di strada. «Cammino con una telecamera in macchina perché se dovesse accadere qualche cosa almeno viene ripreso», la sua precauzione. All’improvviso la scelta di ritirare la querela. Reina non era un buon compagno, ma poteva ancora essere un buon padre. Iniziarono un percorso da uno psicologo. Da qualche mese sembravano avere trovato un equilibrio. Sono stati visti assieme alla figlia fino a pochi giorni fa in giro a Salemi. Qualcuno sussurra che stessero addirittura pensando di provare a ricucire la relazione. La figlia vedeva il papà con regolarità. La mattina del delitto, l’accordo era che Marisa passasse a prenderla al vivaio che l’uomo gestiva con la famiglia. Non ha destato sospetti. «Come è potuto accadere», dice ora la madre di Marisa.

Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 18:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA