Luca Barbareschi: «Non sono stato un padre presente. Mia figlia Angelica mi odia ma è la più simile a me»

martedì 8 luglio 2025 di Luca Uccello
Luca Barbareschi: «Non sono stato un padre presente. Mia figlia Angelica mi odia ma è la più simile a me»

A quasi 70 anni Luca Barbareschi prova a fare un bilancio della sua vita.

Una vita lavorando. Per ben 50 anni. Ma di fermarsi non ci pensa ancora. Anche se per «alcune questioni di salute, è stato una anno faticoso. Ho avuto quattro fratture alla spina dorsale e mi sono dovuto fare una protesi al ginocchio», racconta a La Repubblica. E svela che il problema al ginocchio è stato a causa di un incidente in moto «Sono caduto. Ho dovuto rifare la protesi a un ginocchio che avevo usurato da giovane a forza di sport, quattro settimane fa. Non lo auguro a nessuno, è un dolore terribile».

I figli

Un momento di sofferenza. Di dolore che l'attore e regista ha dovuto affrontare incredibilmente da solo. Vivere questi momenti di immobilità forzata «Significa riflessione, tempo per pensare, maggiore solitudine. Perché nei momenti di fatica, quando stai male, ti rendi conto di quanta gente hai aiutato. Io, da quarant’anni, offro lavoro a tutti: ho prodotto una media di due film all’anno, due-tre fiction, migliaia di persone. Ma la gente si fa viva solo quando le offri qualcosa da fare. Li ho abituati male: non pensano che tu possa avere bisogno. Nemmeno le figlie: non “ciao papà, come stai?”, ma “quanto mi dai?” o “cosa mi fai fare?».

Si definisce una persona scomoda. «Scomodo perché sono una persona onesta e indipendente. I colleghi, che spesso sono rosiconi, mi hanno usato tutti per fare i film: da Sergio Castellitto a Sergio Rubini. Ma quando ho avuto difficoltà, mai una telefonata di conforto». E poi «non sono uno snob, non ho mai usato la politica. Non faccio parte della politica, è chiaro: se no mi vedreste pieno di cariche...». Poi aggiunge: «Io non misuro la mia carriera con il successo o i soldi. La misuro con l’amicizia e l’affetto».

I 70 anni

In quasi cinqunat'anni di carriera ci sono stati momenti alti e momenti bassi, meno fortunati. «La mia è stata una carriera zigzagante - racconta ancora a La Repubblica . Ho sempre cercato ciò che mi insegnasse qualcosa». Per il suo compleanno vorrebbe solo una cosa: «Vorrei la salute. Perché senza quella non funziona nulla. E poter continuare a suonare. Studio pianoforte, direzione d’orchestra, musica, da dieci anni. Non dirigerò mai ma tengo allenata la testa, per restare lucido e performante». Dove vorrebbe festeggiare i settant’anni? «A Filicudi o a New York. Forse in tutti e due i posti: d’estate a Filicudi e poi d’inverno a New York. È lì che sono cresciuto, mi sono formato. Ho visto il più bel teatro, ho studiato, sono entrato all’Actors Studio a diciannove anni con Strasberg. I miei insegnanti erano Eli Wallach, Shelley Winters, Ellen Burstyn, Frank Corsaro. Quando preparavo le scene, ero seduto accanto a De Niro, Al Pacino, Christopher Walken e tanti altri».

L'infanzia

Un ragazzo giovane allora che ha commesso degli errori come tutti. Il più grande? «Ne ho fatti tanti, soprattutto da giovane. A volte, per arroganza, per intelligenza, per velocità, sono stato spietato. Se devo chiedere scusa, devo farlo con tutti i miei figli. Perché c’è stato un momento della mia vita… Io sono nato povero, vivevo al quartiere Comasina, a Milano. Tornato dall’Uruguay, non avevo soldi. Mio padre, quando gli dissi che volevo fare l’attore, mi disse: “Buona fortuna, ciao”. Ho dovuto mantenermi da solo. Ero sempre in partenza. Ho dedicato tanto tempo a me stesso e poco ai figli, soprattutto ai primi tre».

La figlia Angelica

Per questo i suoi primi 70 anni vorrebbe festeggiarli con tutti i suoi figli? «Sì, ma soprattutto vorrei festeggiare con Angelica: la più geniale, la più simile a me. Che mi odia, mi manda strali di morte. Se sapesse quanto la amo… Io voglio che lei sia felice, ma che si mantenga. Perché a trent’anni bisogna mantenersi. Ognuno è l’artefice della propria vita».

Ultimo aggiornamento: 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA