«SUBITO LE REGOLE PER LE ISCRIZIONI»

Martedì 23 Ottobre 2018
LA NOMINA
FIUMICINO Un lungo applauso a rimarcare la vittoria, schiacciante, di Gabriele Gravina. Guiderà la Federcalcio per i prossimi due anni. Un plebiscito senza precedenti nella storia della Figc quello espresso dall'Assemblea riunitasi ieri in un hotel di Fiumicino: 97,20% dei voti al primo turno. I tempi delle schede bianche e delle liti da condominio sono lontane. Spazzate via da un Commissariamento (Roberto Fabbricini saluta dopo 9 mesi) che ha commesso sì degli errori ma ha avuto il pregio di ricompattare un mondo nel suo momento peggiore. Sull'orlo della crisi definitiva. L'ex numero uno della Lega Pro sarà il presidente numero 42 che siederà sulla poltrona più alta di via Allegri. «Il calcio italiano ha maturato l'idea che deve cambiare verso e direzione. Per realizzare un progetto che molti hanno definito ambizioso serve la collaborazione di tutti» le prime parole di Gravina guardando negli occhi amici e rivali di un tempo, ieri però tutti lì per lui. L'ampia maggioranza invocata anche dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, è stata raggiunta. L'appoggio è arrivato anche dai calciatori, d'altronde la base dell'Aic nei giorni scorsi era stata chiara con Damiano Tommasi. Anche se poi il numero uno ha voluto comunque lasciare un segno non sedendosi al fianco di Gravina con tutte le altre componenti durante il suo discorso d'insediamento. Saluta Mario Pescante che dice addio dopo «60 anni di militanza da dirigente sportivo».
LA STRIGLIATA DI INFANTINO
«Il calcio non si gioca senza riforme del sistema» ribadisce Gravina. E una di queste, quella che ha convinto tutti definitivamente a votarlo, è quella che riguarda la giustizia sportiva. Le troppe ingerenze del Governo (oggi incontro con il sottosegretario Giancarlo Giorgetti) hanno lasciato il segno. Già ma il neo presidente ci tiene a ribadire che «bisogna fare squadra con Coni e governo». Lungo abbraccio con Gianni Infantino (ieri sono stati anche a cena insieme), sono amici di vecchia data. Sì, ma il capo della Fifa non risparmia parole forti per il calcio italiano proprio in tema di giustizia sportiva: «Penso che sia importante avere dei buoni rapporti con chi sta al Governo perché ci sono molte sfide, a partire dalle infrastrutture, che bisogna affrontare insieme. Poi per quanto riguarda le questioni puramente sportive, queste devono essere di competenza della Federcalcio. Perché il calcio italiano ha bisogno della tutela esterna di qualcun altro per risolvere problemi che si possono risolvere al suo interno?».
SQUADRA DI GOVERNO
Per partire, Gravina ha bisogno di un Consiglio federale pienamente operativo, che vuole riunire già la settimana prossima. Passo fondamentale è la definizione della sua squadra di governo. La vice presidenza vicaria andrà al suo grande elettore Cosimo Sibilia (Lega dilettanti) e l'altra sarà affidata a Gaetano Micciché a conferma della ritrovata sintonia con la Lega A. Bisognerà sciogliere alcuni nodi sulla eleggibilità (legge 8 del 2018) per completare l'organico (ieri lunga riunione post-elezione). E su questo punto, il nuovo numero uno di via Allegri è stato chiaro: «La mia carta costituzionale è lo Statuto, c'è stata una richiesta ufficiale da parte di Lotito e mi pare che abbia avuto ragione. Lo stesso percorso sarà fatto per Nicchi, Calcagno e Tommasi che hanno manifestato la volontà di rimanere nel consiglio federale». Poi il nodo della segreteria generale, che richiede però un intervento sullo statuto. Entro 4 mesi, sarà convocata un'assemblea. Tra i nomi in ballo ci sono quello dell'ad della Lega di A Marco Brunelli e quello di Umberto Gandini appena dimessosi dalla carica si ad della Roma. Il riscatto del calcio italiano è iniziato.
Emiliano Bernardini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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