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Fausto Gresini, una vita per le moto, sconfitto dal Covid

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Mercoledì 24 Febbraio 2021
MOTORI
ROMA Fausto Gresini non è riuscito a vincere la sua ultima battaglia. Ieri mattina alle 10, il guerriero senza paura si è dovuto arrendere al virus subdolo che da quasi due mesi lo teneva inchiodato al letto. Lui che da oltre 40 anni combatteva sulle piste di tutto il mondo, prima come pilota, poi come team manager. Sempre vincente. Sempre bravissimo. In grado di rialzarsi dopo le perdite più dure, soprattutto i lutti strazianti che ha dovuto incassare quando era al muretto dei box: le morti di Daijir Kat a Suzuka e di Marco Simoncelli a Sepang. L'incontro ravvicinato di Fausto con il covid risale a prima di Natale. La festa a casa, in isolamento. Poi la situazione peggiora, il ricovero a Imola, città dove viveva ed era nato il 23 gennaio di 60 anni fa. Il quadro è grave, il 30 dicembre viene trasportato all'ospedale Maggiore di Bologna.
NUMERI DA FENOMENO
Da lì in poi alti e bassi, ma mai un recupero deciso. Alla fine, come ha spiegato il figlio Lorenzo, è stata un'emorragia cerebrale a far salire in cielo le speranze. Gresini era nato nella Motor Valley, ai confini fra Emilia e Romagna. Come all'epoca era tradizione rimase sempre fedele alle sua classe, la 125, cilindrata dove corse per oltre 15 anni disputando 132 gare del Motomondiale. Fausto ne ha vinte 21, è salito 43 volte sul podio (quasi 1 volta su 3). Soprattutto, però, ha conquistato due volte lo scettro di Campione del Mondo. Gresini esordisce sulla pista di casa al Gp delle Nazioni nel 1982, due anni dopo passa alla Garelli dove vinse il suo primo gran premio e la stagione successiva si laureò campione. L'anno dopo non riesce a ripetersi, chiude secondo a 12 punti da Luca Cadalora. Nell'87 l'apoteosi. Passa per primo sotto la bandiera a scacchi 10 volte su 11, nel Gran Premio del Portogallo è fermato da una foratura mentre passeggiava in testa. Passa all'Aprilia e poi alla Honda, arriva ancora due volte secondo nel mondiale (91 e 92) alla spalle di Capirossi, ma il titolo non lo agguanta più.
SQUADRA VINCENTE
All'inizio del 95 annuncia il suo ritiro come pilota e, due anni più tardi, fonda una squadra tutta sua. E come team manager la carriera è ancora più splendente. L'equipe è impegnata il tutte le classi e vince più o meno dappertutto. Fantastica la stagione 2001 in 250 con la Honda dove con Kato vince 11 GP conquistando il titolo con 322 punti. L'anno successivo con il giapponese pupillo della Honda passa alla classe regina, ma è nel 2003 che si può puntare al titolo. Nella gara inaugurale, però, Daijir si schianta e, dopo due settimane di coma, muore. Il dolore è immenso, ma la squadra lanciata, le moto ottime e Sete Gibernau a fine stagione è vice campione del mondo, risultato che ripete l'anno successivo alle spalle di Rossi. Altri titoli sono arrivati con Tony Elias in 250 nel 2010, Jorge Martin nel 2018 e Matteo Ferrari nel 2019 con le moto elettriche. Gli anni migliori nella classe regina dal 2003 al 2005 quando i piloti di Gresini arrivarono tre volte secondi, due Gibernau e una Marco Melandri. Il giorno più buio il 23 ottobre 2011 quando in Malesia se ne andò Marco Simoncelli, un ragazzo adorabile e una grande promessa.
Giorgio Ursicino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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