Romano Prodi
Per qualche mese ho sperato che la guerra commerciale iniziata dal

Domenica 23 Settembre 2018
Romano Prodi
Per qualche mese ho sperato che la guerra commerciale iniziata dal presidente Trump fosse un episodio di breve durata. I vantaggi del commercio internazionale e il suo contributo alla crescita mondiale sono infatti troppo evidenti per essere messi a rischio da tensioni particolari, anche se generate da un malessere sempre più diffuso. Le tensioni sono invece aumentate nel tempo e, da un campo relativamente ristretto come l'acciaio e l'alluminio, si sono progressivamente estese. Proprio in questi giorni il presidente americano ha imposto una tariffa del 10% su 200 miliardi di importazioni dalla Cina, minacciando di portarle al 25% se vi fosse una reazione da parte cinese che, ovviamente, non potrà mancare. Tutto questo ha già causato un raffreddamento nella crescita dell'economia mondiale, raffreddamento che, se la battaglia continuerà, non potrà che aumentare nei prossimi mesi. Proprio sull'evidenza di quest'effetto dannoso si basava la mia speranza che le controversie sollevate fossero soprattutto uno strumento per aprire nuove trattative. Trattative necessarie perché i difetti e il non rispetto delle regole del commercio internazionale sono troppo evidenti per non esigere un profondo ripensamento. Ritenevo inoltre che gli interessi incrociati delle imprese multinazionali che investono, producono e vendono in tutte le parti del mondo, costituissero un freno al dilagare delle lotte commerciali che pesantemente ostacolano le loro strategie e i loro profitti.
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