Riapertura a 2 velocità tra proteste e diffidenza

Martedì 19 Maggio 2020
IL COMMERCIO
VENEZIA Un terzo dei bar veneziani ieri non ha tirato su la saracinesca, tra i ristoranti addirittura 2 su 3 non hanno riaperto, mentre tra i negozi la percentuale di chi ha tenuto chiuso ieri è di uno su 5.
Sono questi i numeri della ripartenza, della Fase 3, a Venezia secondo le stime fatte dalle associazioni di categoria. Si parla di stime in quanto i dati sono ancora in fase di elaborazione e non si sa quanti di quelli che ieri sono rimasti chiusi, lo resteranno per sempre, arrendendosi alla crisi da coronavirus. Un incubo, quello del fallimento dell'attività, che spaventa una città che, tra Venezia e Mestre ha, nel commercio e nella ristorazione, due voci di primaria importanza nell'economia.
I DATI
Fatto sta che, dai dati forniti dall'Aepe (associazione che conta 800 pubblici esercizi nel Comune) e dalla Confesercenti le stime sono chiare: un terzo degli associati ha tenuto chiuso. Per quello che riguarda i ristoranti la situazione è ancora peggiore, dove meno del 30 per cento avrebbe cercato di ripartire, nonostante le difficoltà. Infine, dall'Ascom (associazione dei commercianti), la stima è che il 20 per cento terrà chiuse le saracinesche anche nei prossimi giorni.
Il rischio, secondo Maurizio Franceschi della Confesercenti è che il dato cresca, soprattutto a Venezia, dove il mercato è prevalentemente rivolto al turismo: «C'è voglia di ripartire, anche sapendo che sarà a bassi regimi, a causa delle limitazioni imposte dai protocolli sanitari che provocheranno una forte riduzione del fatturato». Per questo il timore è che la sostenibilità aziendale non sia garantita per motivi finanziari e psicologici: «La propensione economica al consumo è cambiata, c'è paura per il futuro - prosegue Franceschi - e disponibilità ridotta». Le fragilità lagunari sono più sostenute per la scarsa residenza: «Venezia non ha più di 50mila residenti, la cui maggior parte è formata da anziani, il che rende più difficile la ripresa rispetto ad altre città come Roma e Firenze».
AZIENDE A RISCHIO
Per Roberto Magliocco, presidente dell'Ascom, sono anche altri i problemi: «Chi è in affitto di azienda se non trova un accordo sul futuro assetto economico dell'immobile rischia di rinunciare perché non ha le risorse per andare avanti. E poi il Governo sta strombazzando miliardi di qua e di la, ma hanno solo rinviato e non eliminato le tasse». Altro punto per Magliocco è la cassa integrazione: «Le aziende senza liquidità non riescono a pagare la cassa integrazione dei dipendenti, che sono a casa senza un soldo».
PROTESTA OSCENA
Ieri la giornata è cominciata con un certo impegno per la polizia locale. In piazza San Marco gli agenti sono intervenuti per identificare i partecipanti ad una improvvisata manifestazione di protesta, alla quale hanno preso parte una decina di persone che hanno esposto cartelli per lamentare la situazione di difficoltà in cui si trovano gli esercenti dopo due mesi di lockdown, con il rischio di chiusura e fallimento di numerose attività se non arriveranno adeguati aiuti da parte del governo e delle istituzioni locali. Di fronte all'intervento della Polizia locale, che ha avviato verifiche per accertare se la manifestazione fosse autorizzata, non sono mancate contestazioni all'operato degli agenti.
Attorno a mezzogiorno gli stessi agenti hanno rinvenuto in centro alla Piazza una insolita scultura, alta circa un metro e mezzo, raffigurante un enorme pene, con molta probabilità collocato proprio in polemica con le forze dell'ordine. La Polizia locale ha già acquisito le immagini riprese dalla telecamere di sicurezza che hanno immortalato la persona che ha collocato l'insolita opera d'arte a San Marco, e sono in corso le attività per riuscire ad identificarlo.
LA VITA FUORI DAL CENTRO
Al di fuori di piazza San Marco, dove pochissime attività hanno aperto i battenti, e anche Rialto, dove il commercio è rivolto principalmente ai turisti, nel resto della città ieri era un brulicare di vita. In tanti sono usciti per prendere il primo caffè al banco dopo Carnevale oppure lo spritz di mezzogiorno. Si sono anche rivisti amici e colleghi dopo una quarantena, che a Venezia è stata rispettata molto seriamente.
Tra le persone che si incrociavano per strada, la preoccupazione maggiore era quella per gli affitti dei locali, per i quali non sempre si trovano proprietari disponibili a rivedere le cifre. Soprattutto a Venezia, dove il mercato dei fondi di negozi è stato drogato per decenni da una risorsa, il turismo, che sembrava inesauribile.
Il problema è ora la reazione. Il fatto che siano state tolte le restrizioni al movimento e le autocertificazioni non significa che sia stato dato il mea libera tutti. L'obbligo di mascherina che copre naso e bocca rimane e sono anche state aumentate le sanzioni. Tuttavia, per tutta la giornata gli agenti hanno continuato a ricevere decine di segnalazioni di cittadini che lamentavano la presenza di persone in giro per la città senza mascherina, oppure di assembramenti in contrasto con le disposizioni anti-Covid. I controlli degli agenti non hanno riscontrato però alcuna violazione, né elevato sanzioni.
In serata, soprattutto dalla zona degli Ormesini, costellata di locali, sono arrivate lamentele dai residenti per via della gente che si era trovata per l'aperitivo e per qualche maleducato di troppo.
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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