Rai, dg e direttori interni per star sotto i 240mila euro

Domenica 22 Luglio 2018
IL RETROSCENA
ROMA Quanto sia stata faticosa e poco risolutiva, per i rapporti interni al governo, l'intesa trovata sui vertici della Cassa Depositi e Prestiti, lo dimostrano le parole che il vicepremier Luigi Di Maio indirizza da Catania al ministro dell'Economia Giovanni Tria in vista di «una legge di bilancio coraggiosa»: «I parametri economici vanno ridiscussi a livello europeo così come alcuni trattati che ci stanno danneggiando».
I CONTI
Il ministro Tria non solo resta sotto osservazione, ma gli viene dettata l'azione che deve intraprendere a breve per permettere a M5S e Lega di inserire nella manovra di ottobre molte delle misure promesse anche a costo di forzare i parametri. I rapporti tra i due vicepremier e il custode dei conti pubblici continuano ad essere pessimi e ciò rischia di avere ripercussioni anche in vista del nuovo pacchetto di nomine che la maggioranza potrebbe sfornare venerdì prossimo. Ferrovie e Rai le due partite più rilevanti dove il Tesoro ha voce anche per le possibili ricadute sui conti pubblici che alcune scelte potrebbero comportare.
E' il caso delle Ferrovie che, secondo spartizione, dovrebbe andare alla Lega. Ma al di là dei possibili nomi di Giuseppe Bonomi o Massimo Sarmi, il nodo è la fusione con Anas che il Carroccio vorrebbe bloccare con possibili conseguenze sui conti pubblici. L'operazione dovrebbe infatti portare un risparmio annuo di 40 milioni di euro che per il governo significa minori trasferimenti alle società controllate. Nei giorni scorsi il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, si è mostrato cauto sull'argomento promettendo una verifica proprio sull'aspetto finanziario ed economico, ma l'alleato insiste e anche in questo caso il Mef potrebbe dire la sua.
Anche sulla nomina dei due consiglieri mancanti nel cda della Rai si dovrà esprimere il ministero di Tria. Stavolta di concerto con il presidente del Consiglio. Almeno così prevede la legge del 2015. L'assemblea di lunedì andrà però deserta perché l'intesa i due partiti non l'hanno ancora perfezionata soprattutto per quanto riguarda la scelta dell'amministratore delegato. Ciò che è certo è che il tetto di 240 mila euro alla retribuzione impedisce la caccia a super-manager esperti magari più di piattaforme web che di tv generalista. Complicato, quindi, attingere a Google. Più semplice puntare su soluzioni interne, come il responsabile del digitale Rai Gianpaolo Tagliavia, o su figure che hanno lavorato in altre televisioni, come l'ex La7 Fabrizio Salini. L'idea di attingere dall'interno piace molto al M5S che punta anche, nella scelta dei direttori di reti e testate, a valorizzare uomini e strutture del servizio pubblico. Il fatto che M5S e Lega intendano procedere con la logica del pacchetto unico nella scelta di direttori e componenti il cda, ha fatto scattare ieri l'ira dei componenti di opposizione presenti in Vigilanza. Ma se Michele Anzaldi (Pd) parla di «ingerenza» della politica, Renato Schifani promette di non votare un presidente Rai che «non dia garanzia di terzietà». Una sorta di stop preventivo alla voglia della Lega di piazzare l'ex parlamentare del Carroccio Giovanna Bianchi Clerici sulla poltrona di presidente.
LO STOP
Resta il fatto che, malgrado la nuova legge e le promesse fatte in campagna elettorale, ancora una volta sulla Rai si profila l'ennesima spartizione. Perché se il vertice della Cassa Depositi e prestiti va al M5S, le Ferrovie alla Lega e, ovviamente, l'ad-Rai al M5S. Ma poichè a Viale Mazzini le poltrone sono tante da rinnovare secondo la ferrea logica dello spoil system che si intende applicare, le compensazioni tra i partiti e le loro articolazione interne è più facile. Lo schema più gettonato prevede Tg1 di garanzia per la maggioranza, Tg2 alla Lega e Tg3 al M5S, anche se i grillini ultimamente hanno iniziato a puntare i piedi ricordando all'alleato il 32% preso alle elezioni. E poichè nel Cencelli contano i voti presi nelle urne e non i sondaggi, nel Movimento c'è chi accarezza l'idea di prendersi direttamente la testata della rete ammiraglia.
Comunque vada l'accordo verrà chiuso al momento della scelta dell'ad, ma per le nomine dei direttori bisognerà attendere dopo l'estate.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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