LA PROCURA
VENEZIA Nessun segreto sul caso Mose, nessun mistero destinato a restare

Giovedì 26 Settembre 2019
LA PROCURA
VENEZIA Nessun segreto sul caso Mose, nessun mistero destinato a restare senza risposta a seguito della morte dell'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, spentosi martedì, all'età di 87 anni, in California, dove risiedeva dal 2014 assieme alla moglie.
Lo ha dichiarato ieri il procuratore aggiunto di Venezia, Stefano Ancilotto, il magistrato che, assieme alla collega Paola Tonini, ha coordinato le indagini con cui la Guardia di Finanza, ha scoperchiato uno dei più grossi scandali di corruzione mai venuti alla luce in Italia.
«Ho letto qualcuno sostenere che ora Mazzacurati porterà con sè i segreti del caso Mose - è intervenuto ieri il dottor Ancilotto - In realtà l'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova ha raccontato tutto: alle nostre domande ha sempre risposto. E da allora non è emersa alcuna prova, ma neppure un semplice sospetto, dell'esistenza di fatti diversi o di episodi ulteriori di cui Mazzacurati fosse a conoscenza e sui quali non abbia riferito agli investigatori. Non è emersa prova di menzogne raccontate dall'allora presidente del Cvn: quelle che vengono avanzate sono semplicemente ipotesi fantasiose».
CONFESSIONI RISCONTRATE
Il procuratore aggiunto di Venezia, affiancato in una seconda fase delle indagini anche dal pm Stefano Buccini, ha deciso di rilasciare alcune precisazioni nel pomeriggio di ieri per ricordare che «le dichiarazioni rese da Mazzacurati hanno trovato riscontro in plurime sentenze: quella del emessa dal Tribunale Venezia, poi confermata dalla Corte d'appello, ma anche quelle dei giudici di Milano, e della Corte di Cassazione che si sono occupati del caso confermando le misure cautelari».
Ancilotto sottolinea come l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova non si sia limitato ad accusare qualche esponente politico a lui antipatico o inviso: «Ha iniziato chiamando in causa i suoi più stretti collaboratori, proseguendo poi con numerosi imprenditori, politici locali e nazionali, esponenti delle forze dell'ordine, funzionari e dirigenti di vertice di enti pubblici... Mi viene da sorridere di fronte a chi sostiene che le sue confessioni non hanno trovato conferme: decine di giudici si sono pronunciati e tutti hanno ritenuto le sue dichiarazioni credibili e ampiamente riscontrate. Oltre ai riscontri esterni, forniti da altri indagati, ma anche da elementi documentali, il suo racconto è dotato di forza logica intrinseca notevole; le sue parole sono coerenti con il suo modo di fare, di impostare per anni la sua attività imprenditoriale e manageriale ».
NESSUNA FUGA
Il procuratore aggiunto interviene anche sulla questione della fuga di Mazzacurati negli Stati Uniti, avvenuta subito dopo gli arresti del giugno 2014, in gran parte basati anche sulle sue confessioni: «Dopo la revoca della misura cautelare emessa nel 2013 a suo carico era un cittadino libero e, dunque, poteva andare dove preferiva; non potevano trattenerlo, né impedirgli di andare dove voleva. Nel 2017 qualcuno ancora dubitava sulla sua dichiarata incapacità a testimoniare, ipotizzando che stessa simulando una malattia. Ora la notizia della sua scomparsa offre l'ennesima conferma che Mazzacurati stava male davvero».
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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