L'INCONTRO
BELLUNO Medici ed infermieri in prima linea per il Covid-19. Ma appena

Giovedì 4 Giugno 2020
L'INCONTRO BELLUNO Medici ed infermieri in prima linea per il Covid-19. Ma appena
L'INCONTRO
BELLUNO Medici ed infermieri in prima linea per il Covid-19. Ma appena un passo indietro ci sono loro, i volontari della Protezione civile. Con gli alpini a fare la parte del leone. Sono i numeri a parlare, presentati, ieri, nella sede sezione Ana di via Tasso dal presidente Angelo Dal Borgo, affiancato da Ivo Gasperin, coordinatore della Protezione civile.
I NUMERI
E lui a snocciolare qualche dato: «Un impegno senza sosta per noi, con 1900 turni in ospedale e 3900 giornate/uomo. In 100 giorni siamo stati costantemente disponibili». Gli alpini sono scesi in campo il 24 febbraio, con l'allestimento di tende all'entrata degli ospedali di Belluno e Feltre e una tenda pneumatica all'interno della casa circondariale. Per 20 giorni, poi, all'ospedale San Martino di Belluno hanno messo il cappello in testa. «L'Uls 1 Dolomiti ci ha chiesto di presidiare l'ingresso affiancando il personale addetto, in modo particolare controllando l'entrata del laboratorio analisi e quella del dipartimento prevenzione è Ivo Gasperin a sintetizzare - nella fase 2 abbiamo dato supporto in area Covid per i tamponi fatti in auto, e per i tamponi pediatrici».
IL RAPPORTO CON LA GENTE
Non è mancata l'assistenza alla popolazione, andando sul territorio in base alle richieste dei sindaci. Ecco, quindi, squadre di alpini dediti alla consegna delle mascherine, alla sanificazione delle aree critiche: volontari presenti nei mercati e nelle funzioni religiose. «Si è dato fondo alla disponibilità. C'è chi, anche su chiamata dell'Ana nazionale, ha prestato servizio in ospedale a Bergamo e all' aeroporto di Osio al Serio, chi a Schiavonia e Isola della Scala». Con un problemino di assestamento: gli alpini della Protezione civile sono abituati a fare con le mani, tant'è che non è stato facile adattarsi all'emergenza sanitaria che mostrava insidie diverse dal terremoto o dall'alluvione: «Vivevamo le incertezze di tutti con la difficoltà di rassicurare i familiari che era tutto sotto controllo, anche se, in verità, non sapevamo bene cosa poteva accadere conclude Gasperin - inutile nascondere che la pressione, a volte, è stata forte». La sezione (Agordino, Belluno, Alpago, Valbelluna) ne esce a testa alta. Come sottolineato dall'assessore regionale Gianpaolo Bottacin: «I volontari della Protezione civile del Veneto sono i più grandi donatori in questa emergenza corona virus. Hanno regalato un milione di ore che trasformate in euro valgono 27milioni. All'interno delle 400 associazioni c'è l' Ana con il numero più alto di giornate/uomo, ben 25 mila». La scatola cinese non si ferma qui: «Su tutte le sezioni spiccano quelle della provincia di Belluno che ha coperto più di un terzo». Ora l'obiettivo di Bottacin è premere il freno: «Chiederemo ai volontari di rallentare l'attività. Questo perché hanno già sforato dai 60 giorni previsti».
IL SALUTO
«Dopo 60 anni di tessera esco sereno». Poche parole per dire che tra poco non sarà più il presidente di sezione. Entro il 30 giugno passerà la mano. Angelo Dal Borgo ha solo un rimpianto: «Avrei voluto uscire in modo diverso, stringendo la mano ad ognuno dei 6500 iscritti». Dal Borgo è consapevole, comunque, che il testimone che consegna è solido: «Le casse sono a posto, abbiamo due sedi, il parco macchine è rinnovato». E' lui ad aggiungere una precisazione a proposito dei suoi alpini che fanno senza essere citati: «Abbiamo raccolto un somma da devolvere all'Uls 1 Dolomiti, per acquisto di termoscanner. E' nel nostro Dna dare una mano. Ce lo hanno insegnato i genitori: aiutare alla fontana del paese l'anziana signora, lasciare il posto in autobus a chi ne ha bisogno». Gli risponde Bottacin: «Ma noi Angelo ce lo teniamo».
Daniela De Donà
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