IL VIAGGIO
PORDENONE Mascherine, tante, indossate nella maggior parte dei casi

Lunedì 8 Marzo 2021
IL VIAGGIO PORDENONE Mascherine, tante, indossate nella maggior parte dei casi
IL VIAGGIO
PORDENONE Mascherine, tante, indossate nella maggior parte dei casi correttamente. Dietro ai volti coperti, anche parecchi sorrisi, quando la mente non correva al fatto che quelle fossero le ultime ore di semilibertà prima di un altro purgatorio che minaccia di diventare inferno. Una volta presa la parola, però, tra i pordenonesi dominava la rabbia. Molti, infatti, conoscevano i dati giornalieri, e ieri si continuavano a domandare «perché di nuovo?», «perché anche noi e non solo le province più colpite?». Era questo, tra le vie del centro storico, il ritornello cantato dai cittadini che approfittando della giornata di sole - anche se un po' fredda - si sono concessi un'uscita prima della stretta.
LE SENSAZIONI
Tarda mattinata, solito struscio tra corso Vittorio Emanuele, piazza XX Settembre, piazzetta Cavour e l'altro corso, quello intitolato a Giuseppe Garibaldi. A Pordenone, nell'ultimo giorno di zona gialla, tanta gente ma niente ressa, termine che da un anno è diventato sinonimo di pericolo quando prima era veicolo di gioia e consumi, sinonimo di una città viva e presente. Buona e costante la presenza delle forze dell'ordine, che seguendo le direttive emerse durante l'ultimo Comitato per l'ordine e la sicurezza che si è tenuto in Prefettura hanno intensificato i controlli nei luoghi più sensibili del centro storico. Ma ieri mattina non ce n'era quasi bisogno, perché il deflusso delle persone tra i due corsi è praticamente sempre stato gestibile. Densità, ma non assembramenti tali da diventare fenomeni preoccupanti e pericolosi. Tante famiglie, qualche gruppo di giovani, ma anche semplici cittadini di mezza (e terza) età a passeggiare in città. Da oggi lo si potrà fare comunque, ma senza bar e ristoranti e soprattutto solamente all'interno del proprio comune di residenza, abitazione o domicilio.
LE VOCI
«Non capiamo l'ennesima punizione», spiega Dario, pordenonese di 46 anni che sta bevendo un caffè in corso Garibaldi. «Abbiamo pochi contagi ma finiamo chiusi lo stesso», ribatte Daniele, suo compagno di colazione. È l'incredulità, a dominare le opinioni dei pordenonesi alla vigilia della terza zona arancione regionale. Il provvedimento è stato preso per evitare che i numeri della provincia di Udine possano diventare anche quelli del Friuli Occidentale, ma il messaggio non è facile da far passare ai cittadini.
IL COMMERCIO
Bar e ristoranti pieni, in alcuni casi con i buttafuori all'ingresso per regolare le presenze. All'ora di pranzo il centro si è svuotato e si sono riempiti i tavoli dei locali, per l'ultimo pranzo prima della svolta in negativo. Praticamente unanime l'opinione dei titolari degli esercizi pubblici: «Ci sentiamo presi in giro, questo metodo è fallimentare. Andiamo avanti in questo modo da quattro mesi», spiega Andrea Esposito del Portorico. Ma è un pensiero condiviso. Baristi e ristoratori si sentono penalizzati e devono affrontare l'ennesima chiusura dopo un autunno difficile e un inverno anche peggiore. E serve a poco l'incasso, pur onorevole, di un ultimo giorno in zona gialla che rimanda il tutto a chissà quando.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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