IL RACCONTO
VENEZIA Si cammina nel silenzio. O meglio, le voci arrivano sommesse,

Sabato 16 Novembre 2019
IL RACCONTO VENEZIA Si cammina nel silenzio. O meglio, le voci arrivano sommesse,
IL RACCONTO
VENEZIA Si cammina nel silenzio. O meglio, le voci arrivano sommesse, attutite. Perché a dominare è il rumore dell'acqua, di quella mossa dai pedoni e di quella che esce dalle pompe dei negozi. E questo rumore costante copre tutto, cancella i rumori della città, quelli della quotidianità ai quali non facciamo magari caso nelle giornate normali, ma che ci mancano da morire quando ci si trova nel mezzo di un disastro che interrompe quella quotidianità. Lo sanno bene le mamme con i bambini al collo e i veneziani con i cani portati in braccio per tenerli all'asciutto, la gente che in qualche modo deve fare la spesa anche se tanti negozi sono ancora chiusi e che tiene le buste sollevate perché non tocchino l'acqua.
E anche gli odori cambiano, perché percepisci solo le varie gradazioni dell'acqua, fino a quelle più sgradevoli.
UN'ORA A PIEDI
Da piazzale Roma a Rialto, tratto che di solito si copre in 20-25 minuti a piedi, ieri ci voleva un'ora. Un'ora di passeggiata nell'acqua alta eccezionale che però, dopo quella di martedì notte potrebbe passare in secondo piano se non fosse che è arrivata come una mazzata 60 ore dopo i 187 centimetri. Ieri ha toccato 154 alle 11.20, per fortuna non è arrivata ai temuti 160: 6 centimetri fanno la differenza.
Un'ora a piedi tra passerelle e gambe che sprofondano fino a sopra il ginocchio. Senza gli stivali da pescatori, introvabili anche negli outlet di terraferma, non si potrebbe camminare. E infatti molti mollano gli ormeggi e vanno scalzi.
Il tracciato è quello che passa dalla stazione, va lungo Strada Nuova nel sestiere di Cannaregio, arriva a Santi Apostoli e svolta verso San Bortolomio e Rialto. Al ponte di Calatrava decine e decine di persone sono ferme perché la riva che porta agli imbarcaderi è allagata. Chi fa il ponte, subito dopo si trova tre vigili che indirizzano all'interno della stazione, visto che anche fondamenta Santa Lucia è pericolosamente sotto. Agli Scalzi, personale della Protezione Civile devia i pedoni: sulle passerelle verso Lista di Spagna, sul ponte verso Santa Croce.
POMPE IN AZIONE
In Lista di Spagna negozi, bar, hotel sono quasi tutti chiusi. Molti hanno le pompe che sparano fuori l'acqua. C'è chi però tiene aperto, come la pasticceria Dal Mas, dove all'interno c'è chi si concede cappuccino e brioche. I volontari della Protezione Civile aiutano i turisti con le valigie; sulle passerelle si va a intermittenza, perché ogni tanto il via vai viene fermato. C'è chi scende dalle passerelle, ma va sotto fino alla coscia. A San Geremia si respira, lì il selciato è più alto e asciutto. Alle Guglie si torna sotto. La gente cammina parlando piano, nessun vociare scomposto, i turisti alzano le valigie sulla testa, qualcuno si carica i figli in spalla, un postino spinge il carretto con fatica, come se nulla fosse: una quotidianità che galleggia a fatica, ma non si arrende. All'ex Cinema Italia una famiglia carica di valigie e bambini i ferma a prendere fiato. Sono francesi. Arriva una coppia di loro connazionali, si offre di aiutarli a portare i trolley a braccia. Poco lontano, il fruttivendolo di calle de l'Aseo tiene aperto, con la merce esposta sollevata sulle cassette: un bel segnale. I supermercati sono chiusi, come la pasticceria Pitter, malgrado i dolciumi esposti. E' tutto un rumore di pompe che sparano acqua. E chi non le ha, si arrangia con i secchi. Si cammina sempre nell'acqua, perché le passerelle non ci sono più. Si incrociano persone lente in silenzio, come se stessero espiando qualche pena del Purgatorio. Un negozio di abbigliamento ha una pompa che butta fuori acqua a getto continuo e, a fianco sulla vetrina, il cartello liquidazione totale: non fosse tragica, con un po' di ironia farebbe anche sorridere. I bancomat invece segnalano che gli sportelli bancomat sono fuori.
CITTA' FERITA MA VIVA
Altri vanno avanti resistendo, altri ancora la prendono con filosofia e, nei rarissimi bar aperti a metà, bevono un vino. Ma si capisce che per chi lavora, per chi da martedì sera deve battagliare con l'acqua, questi giorni sono una tragedia. Non ci sono solo i monumenti, ci sono soprattutto le persone. E paradossalmente proprio ora che è ferita, Venezia scopre di essere viva, in barba ai tanti funerali celebrati in assenza del morto. O meglio, vuole restare viva: lo si vede dalle tante storie di solidarietà, dalla corsa a salvare il salvabile. Questa è una città che non vuole arrendersi: ha bisogno di aiuto, di tanto aiuto, ma non si arrende.
A Santi Apostoli l'acqua concede una tregua di qualche metro. C'è chi si fa cadere il cellulare in acqua, chi pur con gli stivali bassi si tira su i pantaloni. Nelle calli minori galleggia qualche rifiuto: Veritas fa quello che può, con lo sforzo massimo. In campo San Bortolomio, ai piedi del ponte di Rialto, non cè il quotidiano via vai di turisti a cacca di mascherine e souvenir. Tutto è più diluito. Ma a colpire resta sempre il silenzio. Ci manca il rumore di Venezia, non può essere questo.
Davide Scalzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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