IL RACCONTO
MARCON «Mi è solo dispiaciuto di non essermi accorto prima,

Lunedì 10 Giugno 2019
IL RACCONTO
MARCON «Mi è solo dispiaciuto di non essermi accorto prima, forse si sarebbe potuto fare qualcosa per salvare i due anziani. Quando ho visto il fumo e ho dato l'allarme purtroppo è stato troppo tardi». Ma si è potuto evitare conseguenze ancora più terribili, perché comunque si è riusciti a circoscrivere il perimetro del furioso incendio in cui sono purtroppo morti Silvano Conte e la moglie Maria Favaretto. Mirko Novi, 22 anni, marchigiano, è uno studente universitario di 22 anni, che frequenta la facoltà di Chimica di Ca' Foscari, nel polo scientifico di via Torino a Mestre. È stato lui all'alba di ieri, verso le quattro e un quarto, a fare scattare i soccorsi in via Raffaello. Si era alzato per aprire le finestre e da quella del bagno che dà sul pezzo di via, interrotta da una rete provvisoria, dove c'è la casa dei Conte, ha notato dei bagliori e poi ha sentito l'odore acre di qualcosa che sta bruciando. «L'appartamento in cui sto, al terzo piano, è sottotetto e il caldo si fa già sentire. Così ho cercato di arieggiare un po'. Il vento tirava verso di noi - dice insieme alla fidanzata Benedetta Stangherlini, 20 anni, anche lei universitaria - e abbiamo subito avvertito che stava succedendo qualcosa di grave. Erano da poco passate le quattro quando ho chiamato i pompieri che mentre partivano mi hanno detto di scendere per verificare se c'erano delle fiamme. Sono corso fuori e ho dovuto fare il giro dell'isolato di corsa, vestito così come sono adesso, maglietta e pantaloncini, e quando ho visto il fuoco ho suonato i campanelli della via. Sono usciti due signori che abitano a fianco e sono stati loro che hanno saltato la recinzione e hanno provato a entrare. Ma era impossibile avvicinarsi. Le fiamme erano già divampate e stavano arrivando anche al piano, i muri erano incandescenti. E poi si faticava a respirare. I pompieri sono arrivati nel giro di qualche minuto e ci hanno fatto allontanare e sono intervenuti subito e hanno cominciato con le operazioni di spegnimento. Sì, avevamo capito che per i due anziani che erano all'interno, c'erano poche speranze».
IL MATTINO
Mirko è tornato da poco a casa. I carabinieri lo hanno chiamato in caserma dove hanno preso a verbale le sue dichiarazioni. «No, non sono stato io ad avvisare il figlio - continua - ma uno dei due vicini che erano con me e che aveva il cellulare. Io sono qua da tre anni, nell'abitazione di mia mamma che è originaria di Marcon, e non conosco praticamente nessuno. Subito dopo i pompieri è arrivato anche il figlio che abita poco lontano. Quando tutto è stato messo in sicurezza gli ho fatto le condoglianze. Non smetteva di ringraziarmi è stato straziante». Mezza Marcon si è riversata in strada svegliata anche dalle sirene dei mezzi di soccorso. «È un suono che purtroppo conosco bene - afferma Mirko - dato che provengo da una terra flagellata dai disastri. D'estate torno sempre nelle Marche e nel 2016 ho vissuto in diretta il terremoto che poi ha devastato Amatrice. Come dire sono abituato all'emergenza e alle condotte conseguenti. Per questo quando ho avvertito nell'aria l'odore di fumo non ci ho pensato due volte a telefonare al 115. E comunque penso che chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso». (m.and)
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