Il prefetto Cogode «Rischio contagio non solo sanitario anche mafioso»

Sabato 31 Ottobre 2020
Il prefetto Cogode «Rischio contagio non solo sanitario anche mafioso»
I TIMORI
BELLUNO «L'immunità dal virus e l'immunità dalle infiltrazioni non sono dei percorsi facili». Il prefetto di Belluno, Adriana Cogode, lo dice chiaramente. In queste ore palazzo dei Rettori è impegnato su più fronti. Quello pandemico e quello delle tensioni sociali ma anche quello economico e delle infiltrazioni mafiose. «In due mesi sono già due le interdittive antimafia ai danni di altrettante aziende impegnate nei cantieri per i Mondiali di Cortina. Due provvedimenti in così poco tempo sono un segnale importante che non va sottovalutato». L'ultimo campanello d'allarme, suonato proprio questa settimana assume contorni ancora più gravi se si guarda al periodo storico. Nel 2020 l'intero comparto turismo, uno dei settori trainanti dell'economia bellunese, è stato sottoposto a uno stress finanziario senza precedenti e i timori che le difficoltà possano stimolare gli appetiti delle organizzazioni criminali non viene sottovalutato. Stagione invernale finita in anticipo, primavera mai decollata, estate sufficiente e poi di nuovo autunno difficile e di nuovo un inverno su cui pesano grandi incognite. Più di qualcuno potrebbe trovarsi in difficoltà e decidere di aprire le porte a investitori che, pur presentandosi in giacca e cravatta, non hanno scrupoli.
IL CONTESTO
«In questa fase, anche alla luce dei grandi eventi, Mondiali e Olimpiadi - prosegue il prefetto - c'è un importante passaggio in provincia di attività provenienti da tutta Italia. Investimenti che rivoluzionano l'assetto economico della provincia. Una serie di movimenti che potrebbe permettere a chi vuole entrare in questo territorio di farlo. Per questa ragione abbiamo intensificato gli accertamenti su ogni singola ditta al fine di evitare la propagazione. Scongiurare che si vengano a radicare nel territorio delle propaggini di attività illecite. Il territorio ha sicuramente gli anticorpi ma è importante tenere alta la guardia». Le organizzazioni criminali, quindi, oltre ad approfittare delle difficoltà create dalla pandemia potrebbero trovare a Belluno un terreno facilmente permeabile e un'ottimo paravento: il grande fermento di investitori e capitali leciti.
IL COMPITO
Un quadro in cui muoversi non è semplice. I controlli serrati infatti portano con sé una buona dose di burocrazia che potrebbe rallentare o scoraggiare gli investitori onesti. L'attività della prefettura è preventiva e svincolata da eventuali inchieste giudiziarie. L'obiettivo è quello di evitare che un territorio sano, in un momento di difficoltà, si trovi costretto a fare i conti con una crisi economica che può spalancare le porte a chi ha denaro contante da investire: le associazioni criminali.
IL METODO
In questa fase la prefettura ha firmato con i sindaci di una serie di comuni a vocazione turistica proprio per alzare la soglia d'attenzione. «L'obiettivo è di monitorare ogni singola richiesta: scia, inizio lavori, licenze, cessioni». Insomma ogni azienda che passa per la provincia di Belluno viene sottoposta ad un accurato esame il cui scopo è quello di valutare la contiguità con gli ambienti mafiosi. Già la prossima settimana è convocato a Belluno un incontro tra i tecnici dei vari comuni e quelli del settore anti-mafia della prefettura: «L'obiettivo è quello di fornire loro degli strumenti per indirizzare bene gli accertamenti». Insomma, una macchina pubblica efficiente e oliata potrebbe mettere al riparo la provincia dal contagio. Non soltanto quello del covid.
Andrea Zambenedetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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