I due skilift restano chiusi: «Valanghe? Eccesso di zelo»

Martedì 16 Gennaio 2018
I due skilift restano chiusi: «Valanghe? Eccesso di zelo»
IL MALUMORE
ROCCA PIETORE Dopo il danno, la beffa: gli skilift di Malga Ciapela-Padon, Arei 1 e 2, rimangono chiusi. Quattro anni fa impiantisti e operatori turistici patirono le conseguenze della valanga di neve e e ghiaccio che portò via una parte di seggiovia. Oggi, invece, stanno affogando nelle maglie della burocrazia e della politica dello scaricabarile. È quanto ha intendere David Pisoni, segretario della società che gestisce gli impianti del Padon. Il centro meterologico di Arabba, chiamato a dare un parere in merito al rischio valanghe, ha usato un termine preoccupante: dimensioni rilevanti. E l'Ufficio impianti a funi di Venezia ha deciso... di non decidere: le valanghe non sono di sua competenza e forse non doveva nemmeno essere chiamato in causa visto che si interessa di funi. Il rimpallo di responsabilità è ormai quotidiano per un impianto che gira da 36 anni ora bloccato e poco importa se accanto ci passa una pista da sci (La Bellunese) o una strada provinciale di collegamento tra Veneto e Trentino (Passo Fedaia): in questo caso non esiste alcuna ordinanza di chiusura ed è un contro senso. Intanto per salvaguardare i piloni dello skilift la valle rischia di perdere un indotto di 800mila euro con una società perlopiù trentina che annaspa pur di tenere aperto il collegamento Malga Ciapela-Padon-Marmolada-Sella Ronda cronicamente in deficit. «Non abbiamo mai sottovalutato il problema -ha detto Pisoni- siamo intervenuti anche con la costosa apparecchiatura Obelix seguendo un iter con la Provincia, dopo la valanga che nel 2014 ha divelto due pali della seggiovia schiacciando parte dello skilift. In assenza di eventi atmosferici mai più verificatisi, eravamo convinti di essere blindati. Ma, intanto, sono cambiate le persone con le quali dob biamo interfacciarci: il dirigente del settore tecnico della Provincia e il responsabile del Centro valanghe di Arabba. I loro predecessori, al contrario, ci avevano portato ad una soluzione ottimale per ripartire».
LE CONCAUSE
L'effetto della tragedia di Rigopiano potrebbe essere una delle cause che ha portato a questo ginepraio con la conseguenza dello stop agli impianti nonostante un paese si sia autotassato per raccogliere 75mila euro per la revisione tecnica che permette di tenere in attività gli skilift. «Ora -ha detto Pisoni- pretendono un certificato di immunità da rischio valanghivo facilmente ottenibile in pianura a livello del mare, ma non certo in montagna. Intanto nessuno ha avuto la decenza di darci una risposta tra funzionari imbarazzati nell'assumersi responsabilità. Noi non giochiamo con la vita delle persone che sono in sicurezza così come chi frequenta il rifugio sopra i piloni o chi transita sulla strada provinciale che corre accanto».
M. Mezz.
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