E il macellaio aspetta l'Appello per il ladro fuggito in Albania

Venerdì 22 Giugno 2018
E il macellaio aspetta l'Appello per il ladro fuggito in Albania
L'APPELLO
PADOVA Il ricorso in Appello è stato depositato dall'avvocato Ernesto de Toni ai primi di giugno per controbattere alla sentenza di condanna (per tentato omicidio) di Walter Onichini a 4 anni e 11 mesi di carcere, oltre ad un risarcimento di 24.500 euro nei confronti della vittima, il ladro albanese Elson Ndreca, che per il furto a casa del macellaio, sul far del giorno del 22 luglio 2013, è stato condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi di carcere e risulta irreperibile in Albania.
Secondo l'avvocato di Onichini, macellaio di Legnaro, nel padovano, il tribunale Collegiale di Padova non avrebbe considerato la situazione, il fatto di essere stati svegliati nel cuore della notte e di avvertire una forte sensazione di pericolo per lui e per il figlio, nato da poco. Oltretutto Onichini, sostiene la difesa, aveva anche cercato di aiutare il ladro ferito, caricandoselo in macchina per portarlo al Pronto soccorso. Un tentativo non andato a buon fine per via della reazione di Ndreca che, minacciando il macellaio, gli aveva intimato di fermarsi non distante da un campo. Tesi a cui il Collegio di Padova non aveva creduto. Secondo i giudici infatti Onichini «non ha sparato per spaventare, ha sparato per colpire e per fermare il ladro» che, sul far del giorno del 22 luglio 2013, gli stava rubando la sua Audi S4.
Ha sparato, si legge ancora in sentenza, anche se non c'era «un concreto e attuale pericolo per l'incolumità» e «la reazione avuta da Onichini è stata comunque non necessaria e assolutamente evitabile, nonché sproporzionata». Poco importa, quindi, che Elson Ndreca e un suo complice mai identificato stessero rubando i soldi e l'Audi S4 del macellaio, né che i ladri fossero entrati in giardino e in casa di Onichini. «Mancano tutte le altre condizioni per ritenere sussistente la legittima difesa, anche putativa», scrivo i giudici. Che imputano al macellaio anche di aver mirato con precisione per fermare il ladro. «Non poteva dirsi sussistente un pericolo attuale di aggressione all'incolumità dell'imputato o dei suoi familiari scrivono -: i ladri, che non avevano armi, erano tutti usciti dalle mura di casa, stavano scappando e Ndreca voleva andarsene rubando la macchina di Onichini».
«Io ho sparato in alto, sopra alla macchina, con i fari puntati in faccia, senza gli occhiali e in condizioni di buio assoluto si è sempre difeso Walter Onichini -. Poi l'ho caricato in macchina per portarlo al Pronto soccorso. L'ho scaricato perché lui mi aveva detto che voleva essere messo giù e che ci avrebbero pensato i suoi amici. Mi aveva anche aggredito quando l'avevo aiutato a scendere dalla macchina. Ho ancora fiducia nella giustizia perché la verità dovrà venire fuori: non volevo colpire nessuno».
N.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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