Carlo Nordio
In un Paese normale, una sentenza della Corte Suprema che escluda

Giovedì 24 Ottobre 2019
Carlo Nordio
In un Paese normale, una sentenza della Corte Suprema che escluda un semigoverno mafioso della Capitale dovrebbe essere accolta, se non proprio con entusiasmo, almeno con un certo sollievo. In effetti non c'è gran ragione di tripudiare, perché gravi reati sono emersi nel Mondo di mezzo, ed è giusto che, nella rideterminazione delle pene, i prossimi giudici applichino le sanzioni adeguate.
Tuttavia vi è una differenza abissale tra l'operato di organizzazioni criminali ordinarie - peraltro presenti non solo a Roma ma anche in altre città - e la contaminazione mafiosa che agisce attraverso lo strumento violento e intimidatorio. Ed è questa la notizia confortante: la nostra Capitale non era nelle mani di simili individui.
Poiché tuttavia non siamo in un Paese normale, e l'eccitazione giustizialista continua a coniugarsi con l'insofferenza e l'ostilità ad ogni conclusione contraria - anche se proviene dalla Cassazione - abbiamo assistito a una sorta di artificiosi distinguoche possono riassumersi così: «Non sarà stata la mafia, ma era comunque una massa di banditi. Se non è zuppa, è pan bagnato».
Questa reazione grossolana, se può essere comprensibile nel cittadino ordinario, è a dir poco vituperevole tra chi conosce il diritto o addirittura pretende di spiegarlo.
Perché la differenza tra associazione per delinquere e associazione mafiosa non è affatto (...)
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