Assalti ambientalisti La polizia al Rivolta

Mercoledì 21 Ottobre 2020
L'OPERAZIONE
VENEZIA L'operazione è scattata all'alba. L'ordine è partito dalla Procura: obiettivo, passare a tappeto il centro sociale Rivolta a caccia di elementi a supporto dell'inchiesta sulle occupazioni di settembre alla Bioraffineria di Eni a Porto Marghera e l'impianto Veritas in cui sorgerà il nuovo inceneritore. L'ex fabbrica Paolini e Villani di via Fratelli Bandiera, a quell'ora, era deserta. La questura si è presentata in forze: circa 150 uomini tra Digos, volanti, reparto mobile di Padova e le pattuglie della finanza in supporto. Gli agenti hanno forzato i cancelli d'ingresso e si sono messi a perlustrare in lungo e in largo l'area, mentre un'altra squadra ha eretto un cordone di sicurezza per impedire eventuali azioni di forza degli attivisti. I no global, invece, si sono limitati a presidiare in massa il parcheggio davanti alla struttura: alla notizia della perquisizione, è partito il tam tam tra gli autonomi poi accorsi sul posto.
«È inaccettabile, avrebbero dovuto procedere in presenza del nostro avvocato», attaccano i leader storici del centro sociale margherino, Tommaso Cacciari, Michele Valentini e Vittoria Scarpa. Ma l'ispezione prosegue fino alle 11, quando la polizia lascia piazzale Carlo Giuliani dopo aver riempito due cellulari di materiale: striscioni, vernici, l'elenco dei partecipanti al Climat Camp di settembre, mazze e bastoni. «Ma quali bastoni, sono manici di rastrello e badili, è il nostro materiale da lavoro», replica Valentini. La perquisizione non ha interessato solamente lo storico centro sociale: la polizia, infatti, ha passato al setaccio anche la sede della 3Rb di via dell'Elettricità, la ditta di Tommaso Cacciari, in cui lavorano diversi attivisti del Rivolta, che collabora con la Biennale e realizza mobili e scaffali con materiali riciclati.
OCCUPAZIONI NEL MIRINO
Le occupazioni di settembre furono organizzate nell'ambito del Venice Climate Camp, a cui parteciparono circa 200 giovani arrivati da tutta Italia. Le due manifestazioni avevano seguito lo stesso schema di quella di qualche mese prima alla centrale Enel di Fusina.
IL PREFETTO
I pm titolari del fascicolo, Alessia Tavarnesi e Roberto Terzo, avevano già i filmati e le foto sul posto: non dovrebbe essere difficile, quindi, risalire ai responsabili. La perquisizione di ieri aveva lo scopo di rafforzare le accuse. Sui singoli episodi aveva espresso la sua preoccupazione, nelle scorse settimane, anche il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto. «Prendo atto di quello che è successo - dice - quell'incursione non doveva avvenire, aveva messo a rischio anche i lavoratori stessi. Spero che non si inventino cose peggiori. Manifestare è legittimo, ma non in certi siti, Eni o Veritas che sia. Non dove è possibile mettere a rischio l'incolumità delle persone».
Davide Tamiello
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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