Il declino della speranza ora prevale l'incertezza

Mercoledì 8 Luglio 2020
IL SONDAGGIO
Benvenuti nell'età dell'incertezza che, come diceva Erich Fromm è la condizione perfetta per incitare l'uomo a scoprire le proprie possibilità. Secondo l'opinione pubblica di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della Provincia Autonoma di Trento intervistata da Demos per l'Osservatorio sul Nordest, il primo sentimento associato al futuro è proprio l'incertezza (34%), che precede sia la speranza (30%) che la paura (10%). Di poco inferiore è l'adesione alla parola opportunità (8%), seguita da quella riservata a sconforto (6%), rabbia (5%) ed entusiasmo (4%). A chiudere questa ideale graduatoria di sentimenti verso il futuro troviamo impazienza ed indifferenza (entrambe 2%).
Una pandemia mondiale, un lock-down prolungato e il cambio di abitudini indotto dal diffondersi del Covid-19 probabilmente bastano e avanzano a spiegare perché il futuro sia segnato da tanta incertezza. Ma guardando ai valori rilevati nel 2010, anno in cui nel nostro Paese si dispiegavano gli effetti della crisi finanziaria innescata dal fallimento di Lehman Brothers, possiamo osservare quanto sia diverso l'umore dei nordestini. Dieci anni fa, il primo sentimento, condiviso dal 47% dei rispondenti, era comunque la speranza: ora il valore si ferma al 30% (-17 punti percentuali). La stessa tendenza si può intravvedere anche per le altre definizioni che rimandano ad una certa positività verso il futuro: entusiasmo scende dal 7 al 4%, opportunità passa dal 9 all'8%. Al contrario, a crescere sono i sentimenti più negativi. L'incertezza, con un balzo di 12 punti percentuali in 10 anni, raggiunge l'attuale 34%. Paura e sconforto aumentano entrambi di 4 punti percentuali, portandosi ora rispettivamente al 10 e 6%.
I SETTORI SOCIALI
Come si caratterizzano i diversi sentimenti nei settori sociali? Consideriamo i principali, partendo da chi associa al futuro l'idea dell'opportunità. In questo caso, a sceglierla come parola del futuro, sono in misura maggiore i giovani tra i 25 e i 34 anni (14%), insieme agli impiegati (17%) e ai liberi professionisti (18%). La paura del futuro, invece, con percentuali che variano tra il 6 e il 13%, sembra essere anagraficamente piuttosto trasversale, mentre professionalmente emergono maggiori distinguo: sono soprattutto gli operai (16%), insieme a lavoratori autonomi e disoccupati (14%) a riconoscersi in questo sentimento.
La speranza sembra essere appannaggio delle classi più anziane e mature: infatti, è tra gli adulti (55-64 anni, 40%) e coloro che hanno oltre 65 anni (37%) che tende a crescere questo sentimento. Dal punto di vista delle professioni, poi, questo orientamento è condiviso soprattutto da disoccupati (37%) e pensionati (38%). La regina dei sentimenti odierni, l'incertezza, è presente soprattutto tra gli under-25 (41%) e le persone di età centrale (39-40%). Guardando alla categoria socio-professionale, vediamo che questo sentimento si fa più ampio tra liberi professionisti, studenti e disoccupati (tutti 39%), oltre che tra le casalinghe (44%).
Natascia Porcellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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