Scandalo Mose, il tribunale non salva il Consorzio

Sabato 22 Giugno 2019
IL PROCESSO
VENEZIA Prosegue anche a carico del Consorzio Venezia nuova (Cvn) il processo che la Procura ha chiesto per le aziende coinvolte nello scandalo Mose, ai sensi del decreto legislativo 231 del 2001, il quale stabilisce la responsabilità penale delle società i reati commessi dai propri dipendenti.
Lo ha stabilito ieri il Tribunale di Venezia (presidente Michela Rizzi) rigettando l'istanza con cui gli avvocati Filippo Sgubbi e Paola Bosio avevano eccepito che i commissari straordinari del Cvn non sono legittimati a rappresentare l'ente in qualità di imputato, in quanto nominati dal ministero delle Infrastrutture soltanto per concludere la realizzazione dell'opera progettata per proteggere Venezia dall'acqua alta. I giudici della sezione penale non hanno accolto la tesi della difesa, aggiornando l'udienza al prossimo 27 settembre per entrare nel vivo della discussione.
Sotto accusa, assieme al Cvn, figurano anche le società romane Condotte spa e Grandi lavori Fincosit spa, due dei principali soci del concessionario al quale lo Stato ha delegato la realizzazione delle opere di salvaguardia della laguna di Venezia: tutte hanno scelto il dibattimento il quanto ritengono di poter dimostrare che non hanno avuto alcun vantaggio dagli illeciti commessi dai propri dirigenti e che, di conseguenza, non sono responsabili di alcuna violazione penale.
I PATTEGGIAMENTI
Le altre aziende coinvolte nell'inchiesta condotta dai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini - Mantovani costruzioni, Adria Infrastrutture, Cooperativa San Martino e Nuova Coedmar di Chioggia - hanno invece preferito patteggiare, uscendo dal processo nel giugno del 2018 con il pagamento di sanzioni pecuniarie per complessivi 500 mila euro.
CORTE DEI CONTI
Il fronte penale non è l'unico sul quale si stanno sviluppando le inchieste per lo scandalo Mose: il prossimo 11 luglio, di fronte alla Corte dei conti del Veneto, si aprirà infatti la discussione a carico dell'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati (ormai residente in California) e dell'ex vicepresidente del Cvn, l'imprenditore veronese, Alessandro Mazzi, residente a Roma, e al Consorzio Venezia nuova, ai quali il procuratore regionale Paolo Evangelista e il viceprocuratore Alberto Mingarelli, chiedono di risarcire in solido quasi 22 milioni di euro, pari al danno che con il loro comportamento avrebbero provocato allo Stato. A rappresentare Mazzacurati, dichiarato incapace di partecipare al processo a causa di demenza senile, è stata citata la moglie, Rosangela Taddei, in qualità di amministratore di sostegno dell'ex manager.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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