Provincia di Belluno, centrosinistra prende meno voti ma arriva primo

Martedì 18 Febbraio 2020
Provincia di Belluno, centrosinistra prende meno voti ma arriva primo
LE ELEZIONI
BELLUNO Prende meno voti ma vince il centrosinistra nelle elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale di Belluno. La lista Provincia Comune 2030 ottiene sei scranni mentre alla compagine Progetto Dolomiti, che ha preso più preferenze in termini assoluti (290 a 288), formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, ne vanno solo quattro. Due al partito di Salvini e uno ciascuno agli esponenti locali di Meloni e Berlusconi. Per il centrodestra questa tornata elettorale è stata una sorta di test (su scala molto ridotta) per valutare gli equilibri in vista delle prossime elezioni regionali.
IL MECCANISMO
Per il rinnovo della Provincia a votare non sono stati i cittadini ma gli amministratori. Si votava con preferenze ponderate. La scheda di un consigliere comunale di Belluno valeva dieci volte quella del suo collega di un piccolo Comune. Un differenziale che ha fatto propendere la bilancia del voto ponderato dalla parte opposta di quello emerso in termini assoluti. Quanto è bastato a Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, e parlamentare di Fratelli d'Italia, per affermare che se a votare fossero andati i cittadini «il risultato sarebbe stato ben diverso».
PRESIDENTE BLINDATO
Chi non rischiava nulla in questa tornata era il presidente dell'ente, Roberto Padrin (sindaco di Longarone). L'elezione del presidente si tiene ogni quattro anni e non coincide, obbligatoriamente, con quella del Consiglio. Il presidente, inoltre, non può essere sfiduciato. Quanto basta per dormire su due guanciali? Neanche per sogno. Pur non rischiando il posto Padrin deve ora fare i conti con due coalizioni che in campagna elettorale hanno lottato senza esclusione di colpi. Per provare a sbarazzare il campo dalle tensioni la strategia di Padrin era stata chiara fin da subito: «Comunque vada darò deleghe a tutti gli eletti». Un tentativo di condivisione (alle scorse elezioni c'era un solo listone) che non è scontato possa bastare a evitare fughe in avanti, turbolenze o anche banali mal di pancia. Il centrodestra non ha digerito la scelta dei rivali di presentare un proprio programma e non sembra disposto a sedersi gomito a gomito con quelli che ritiene a tutti gli effetti degli avversari.
IL CASO AUTOSTRADA
Ad aver dato il via alla bagarre è stata, infatti, la scelta del centrosinistra di mettere in campo un proprio programma, nonostante la burocrazia non lo richiedesse. Un documento in cui viene evidenziato il no al prolungamento dell'Autostrada A27. Quanto è bastato al centrodestra per dire «con questo programma noi non ci stiamo». La Lega si è addirittura spinta oltre, ipotizzando di chiedere ai consiglieri eletti di non accettare le deleghe. Nulla di ufficiale, ma mezze dichiarazioni che puntavano in una direzione puntuale. Quella di portare il presidente Padrin a prendere una posizione netta sul tema.
Andrea Zambenedetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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