Nel municipio di San Giorgio in Bosco cartelli che invitano a votare sì

Martedì 12 Settembre 2017
Nel municipio di San Giorgio in Bosco cartelli che invitano a votare sì
Il referendum sull'autonomia del Veneto arriva in Tribunale. Il giudice della sezione feriale del Tribunale di Venezia, Silvia Barison, ha fissato per martedì prossimo l'udienza cautelare sul ricorso d'urgenza contro la Regione Veneto presentato da Marcello Degni e Dino Bertocco per far annullare il decreto del governatore che ha indetto per il 22 ottobre la consultazione sull'autonomia del Veneto. E sempre contro il referendum, ieri è stato depositato l'annunciato ricorso alla Corte dei conti da due esponenti del Pd, il consigliere regionale Graziano Azzalin e il deputato Alessandro Naccarato.
IN TRIBUNALE - I ricorrenti (Degni, romano-veneziano, marito di Alessandra Poggiani che era in lista con Alessandra Moretti; Bertocco, padovano) sono gli stessi che si sono rivolti anche al Tar, ma che si sono visti respingere la richiesta di sospensiva del decreto di indizione del referendum. Il ricorso d'urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile presentato al Tribunale di Venezia è stato fatto sempre dallo stesso collegio difensivo, guidato dall'avvocato e professore Raffaele Bifulco, già consigliere giuridico del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianclaudio Bressa. Secondo i ricorrenti il decreto di indizione del referendum firmato da Zaia è illegittimo per vari motivi: 1) non c'è stato il negoziato con il Governo (La Regione ha deciso di fare retromarcia affermando che il negoziato ci potrà essere solo dopo il referendum); 2) Zaia avrebbe dovuto riferire al consiglio regionale l'esito del negoziato e non l'ha fatto; 3) il quesito è disomogeneo e non è chiaro; 4) il referendum doveva essere esaminato da una Commissione di garanzia statutaria che però il Veneto non ha ancora istituito.
REGIONE PRESENTE - Nel fissare l'udienza per martedì, il giudice ha stabilito che non potranno essere presenti solo i ricorrenti, ma dovrà esserci anche la Regione Veneto.
CORTE DEI CONTI - Ai magistrati contabili Azzalin e Naccarato si sono rivolti ieri per denunciare la «scorrettezza» del Piano di comunicazione del referendum: «Il rapporto costi-benefici è assolutamente sproporzionato e l'ipotesi-astensione non viene mai ricordata». I due esponenti del Pd contestano i costi: «Siamo passati da 500mila a un milione e 200mila euro, un aumento del 140%, una spesa pari al 10% del costo di tutti gli adempimenti istituzionali». Soldi spesi anche gli striscioni trainati da una aereo: «Un'azione rivolta a una platea di utenti in significativa misura estranei alla questione referendum, perché non residenti in Veneto». Insomma: «Troppi soldi e spesi male». Inoltre, secondo Azzalin e Naccarato la campagna di comunicazione viola i compiti istituzionali perché il non voto viene completamente ignorato. «Eppure - affermano - è lo stesso legislatore nella formulazione del quesito a dare al mancato raggiungimento del quorum un effetto preclusivo: senza il 50+1 degli elettori la consultazione non è valida e viene stoppata ogni trattativa con il Governo volta a raggiungere il cosiddetto regionalismo differenziato».
COMUNI PER IL SI' - Azzalin ieri ha denunciato anche la comparsa in alcuni municipi di cartelli che invitano a votare sì: «Nel municipio di San Giorgio in Bosco su ordine del sindaco, sono apparsi manifesti a favore del sì. Un analogo striscione era stato affisso fuori dalla sala consiliare Villa Rina, sede della biblioteca di Cittadella. Questo referendum truffa si sta trasformando in una sagra dell'illegalità».
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