LO STUDIO
VENEZIA Che effetti hanno provocato sui neonati e sulle donne incinte

Mercoledì 20 Febbraio 2019
LO STUDIO VENEZIA Che effetti hanno provocato sui neonati e sulle donne incinte
LO STUDIO
VENEZIA Che effetti hanno provocato sui neonati e sulle donne incinte i Pfas assunti bevendo acqua contaminata? Il nuovo studio effettuato dal Registro Nascita Coordinamento Malattie Rare Regione Veneto, commissionato dalla Direzione Prevenzione dell'Area Sanità e Sociale della Regione Veneto e i cui risultati sono stati diffusi ieri, conferma un incremento di parti prematuri, diabete gravidico, nati con basso peso alla nascita per età gestazionale, anomalie congenite al sistema nervoso e difetti congeniti al cuore nella cosiddetta area rossa, cioè l'area che comprende 30 Comuni (inizialmente erano 21 ma è stata recentemente ampliata) nella quale la popolazione è stata maggiormente esposta ai Pfas prima che gli acquedotti venissero messi in sicurezza con appositi filtri. Complessivamente i Comuni interessati all'inquinamento da Pfas, tra Vicenza, Verona e Padova, sono 114, di cui 27 nella cosiddetta area verde, tendenzialmente non esposta ma dove si è deciso di fare un approfondimento.
L'ANALISI
Il Piano di sorveglianza sanitaria approvato con delibera della giunta regionale del Veneto nel 2016 e attualmente in corso prevede la chiamata attiva di un'ampia fascia della popolazione residente nella cosiddetta area rossa, incluse le donne in età fertile.
Sono già state invitate più di 20.000 donne in età riproduttiva (nate tra il 2002 e il 1970). Il protocollo di sorveglianza prevede, oltre al dosaggio sierico dei Pfas e di vari parametri bioumorali indicativi dello stato di salute, anche la somministrazione di un dettagliato questionario che include specifiche domande sulla salute riproduttiva. Inoltre, un recente aggiornamento ha esteso il Piano di sorveglianza sanitaria anche alla popolazione pediatrica di 8-10 anni e ai 14enni. Ad oggi sono stati invitati già 1.270 bambini nati nel biennio 2008-2009 e 570 ragazzini nati nel 2003. Gli esiti degli esami effettuati su queste prime coorti pediatriche saranno pubblicati nel prossimo report.
LA CONNESSIONE
Lo studio sugli esiti materni e neonatali già condotto nel 2016 dal Registro Nascita ha messo a confronto alcuni esiti materno-infantili tra aree a diversa esposizione, basandosi su dati di popolazione con copertura pressoché totale delle donne che hanno avuto un parto residenti nelle aree considerate e dei rispettivi nati. I risultati ottenuti confermano i dati del rapporto precedente: non ci sono stati miglioramenti, ma neanche peggioramenti. Per alcune delle patologie riscontrate sarà necessario effettuare maggiori approfondimenti per consolidare i valori ottenuti, incrociando i dati con altri flussi informativi oppure allungando il periodo di osservazione.
Lo studio condotto - recita la nota diffusa ieri dalla Regione - mette in evidenza una possibile associazione tra alcuni esiti di salute materno-infantile e la residenza in aree esposte, fornendo risultati compatibili con quanto già emerso dalla letteratura scientifica disponibile. Tuttavia, dato il disegno ecologico dello studio, per approfondire l'esistenza di un nesso causa-effetto sarà necessario integrare i risultati ottenuti con i dati di biomonitoraggio che forniscono informazioni sull'esposizione dei singoli individui.
IL BIOMONITORAGGIO
Per quanto riguarda il biomonitoraggio, finora sono state chiamate 40mila persone. Non tutti, però, hanno aderito. L'adesione più massiccia, superiore al 70 per cento, si è registrata si è registrata tra i quattordicenni, mentre nelle altre fasce di età l'adesione è stata tra il 60 e il 62 per cento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci