IL CASO
ROMA Piantonato al policlinico Gemelli dagli agenti che, dopo le dimissioni, lo dovrebbero portare nel carcere di Rebibbia. Questa volta non è il set di un film: i carabinieri hanno notificato a Vittorio Cecchi Gori, 77 anni, uno dei più grandi produttori cinematografici d'Italia, l'ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Corte d'Appello di Roma per un cumulo pena di 8 anni, 5 mesi e 26 giorni di reclusione, dopo la condanna definitiva in Cassazione per il fallimento della Safin Cinematografica. «Se dovessero portarlo in carcere la sua salute verrà compromessa perché non è autosufficiente, per lui sarà la morte», il commento addolorato - secondo quanto riporta il sito Dagopsia - dell'ex moglie, Rita Rusic, concorrente del Grande fratello vip che nella casa ha anche ricevuto la visita del produttore.
LA RIVOLTA
La notizia dell'ordine di carcerazione ha provocato un'autentica rivolta nel mondo dello spettacolo. Il primo a intervenire è Cristian De Sica: «Sono meravigliato, a quel signore che ha ucciso un ragazzo hanno dato 5 anni e a Vittorio Cecchi Gori 8 per bancarotta. Non capisco come ragiona la nostra giustizia. Portare un carcere un povero vecchio malato è un po' una follia». Il riferimento è all'omicidio di Marco Vannini, con Antonio Ciontoli - che ha sparato al ragazzo - condannato in secondo grado a 5 anni, una sentenza annullata dalla Cassazione che ha disposto un nuovo processo d'appello. Lino Banfi si augura che al produttore diano almeno i domiciliari, «non è solo un fatto di età, ma di salute - dice - Andare in carcere può fargli solo male. Hanno concesso i domiciliari a gente che ha fatto cose molto più gravi». È scandalizzato anche il regista Marco Risi: «È stato male, ha avuto un ictus. Questa cosa rischia di farlo stare veramente male». La stessa cosa vale per il regista Giovanni Veronesi, che sottolinea che si tratta di «una persona malata. Se andasse in carcere potrebbe anche rimanerci. Da solo si è già punito nella sua vita. L'ho visto male, non cammina quasi più. È un uomo che può stare in ospedale a curarsi, o a casa con le debite cure». Mentre la produzione che sta lavorando al documentario sulla sua vita - Cecchi Gori, una famiglia italiana - scrive: «Abbiamo trascorso molto tempo con Vittorio Cecchi Gori per raccontare la storia della sua famiglia: una parabola con una discesa vertiginosa che oggi segna un'altra tappa dolorosa e drammatica».
Proteste anche dal mondo della politica, con i Radicali in prima linea: «Se la pena deve tendere alla rieducazione e la Costituzione è ancora valida, non ha senso oggi per Cecchi Gori scontare 8 anni in carcere. A 77 anni non si rieduca nessuno in carcere», affermano Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del partito.
Cresciuto sotto l'ala del padre Mario, fondatore dell'impero cinematografico che portava il nome di famiglia, Vittorio Cecchi Gori comincia la carriera nei primi Anni 80. Nel 1993 diventa il numero uno dell'azienda. Inizia la stagione delle commedie di Francesco Nuti, più tardi di Leonardo Pieraccioni. Anni di trionfi al botteghino e di premi Oscar: L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, Mediterraneo di Gabriele Salvatores, Il postino di Massimo Troisi, La vita è bella di Roberto Benigni. Al suo fianco c'è Rita Rusic, sposata nel 1983, attrice e poi produttrice di successo.
Una vita, quella di Cecchi Gori, che sembra davvero un film. Non c'è solo il cinema, c'è anche la politica: è senatore col Ppi dal 1994 al 2001. Poi l'ingresso nell'emittenza televisiva, con la tv fiorentina Canale 10, Videomusic e Telemontecarlo. E c'è anche la passione per il calcio: è il patron della Fiorentina fino al fallimento nel 2002. Negli anni Duemila, i guai giudiziari: nel 2001 la perquisizione nell'abitazione romana, dove si trova con l'allora compagna Valeria Marini. L'inchiesta è della procura di Firenze: l'accusa è concorso in riciclaggio. Nell'estate 2002 la Fiorentina viene schiacciata dai debiti e Cecchi Gori finisce ai domiciliari per bancarotta fraudolenta. Il crac della squadra gli costa una condanna a 3 anni e 4 mesi, coperti dall'indulto. Nel settembre scorso arriva però la sentenza del civile: più di 19 milioni di euro di danni. Per il fallimento da 600 milioni di euro della finanziaria Finmavi, invece, nell'ottobre 2013 la condanna in primo grado è a 7 anni. Si aggiungono i problemi di salute, un ictus nel 2017 e un'operazione d'urgenza lo scorso settembre per una peritonite.
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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ROMA Piantonato al policlinico Gemelli dagli agenti che, dopo le dimissioni, lo dovrebbero portare nel carcere di Rebibbia. Questa volta non è il set di un film: i carabinieri hanno notificato a Vittorio Cecchi Gori, 77 anni, uno dei più grandi produttori cinematografici d'Italia, l'ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Corte d'Appello di Roma per un cumulo pena di 8 anni, 5 mesi e 26 giorni di reclusione, dopo la condanna definitiva in Cassazione per il fallimento della Safin Cinematografica. «Se dovessero portarlo in carcere la sua salute verrà compromessa perché non è autosufficiente, per lui sarà la morte», il commento addolorato - secondo quanto riporta il sito Dagopsia - dell'ex moglie, Rita Rusic, concorrente del Grande fratello vip che nella casa ha anche ricevuto la visita del produttore.
LA RIVOLTA
La notizia dell'ordine di carcerazione ha provocato un'autentica rivolta nel mondo dello spettacolo. Il primo a intervenire è Cristian De Sica: «Sono meravigliato, a quel signore che ha ucciso un ragazzo hanno dato 5 anni e a Vittorio Cecchi Gori 8 per bancarotta. Non capisco come ragiona la nostra giustizia. Portare un carcere un povero vecchio malato è un po' una follia». Il riferimento è all'omicidio di Marco Vannini, con Antonio Ciontoli - che ha sparato al ragazzo - condannato in secondo grado a 5 anni, una sentenza annullata dalla Cassazione che ha disposto un nuovo processo d'appello. Lino Banfi si augura che al produttore diano almeno i domiciliari, «non è solo un fatto di età, ma di salute - dice - Andare in carcere può fargli solo male. Hanno concesso i domiciliari a gente che ha fatto cose molto più gravi». È scandalizzato anche il regista Marco Risi: «È stato male, ha avuto un ictus. Questa cosa rischia di farlo stare veramente male». La stessa cosa vale per il regista Giovanni Veronesi, che sottolinea che si tratta di «una persona malata. Se andasse in carcere potrebbe anche rimanerci. Da solo si è già punito nella sua vita. L'ho visto male, non cammina quasi più. È un uomo che può stare in ospedale a curarsi, o a casa con le debite cure». Mentre la produzione che sta lavorando al documentario sulla sua vita - Cecchi Gori, una famiglia italiana - scrive: «Abbiamo trascorso molto tempo con Vittorio Cecchi Gori per raccontare la storia della sua famiglia: una parabola con una discesa vertiginosa che oggi segna un'altra tappa dolorosa e drammatica».
Proteste anche dal mondo della politica, con i Radicali in prima linea: «Se la pena deve tendere alla rieducazione e la Costituzione è ancora valida, non ha senso oggi per Cecchi Gori scontare 8 anni in carcere. A 77 anni non si rieduca nessuno in carcere», affermano Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del partito.
Cresciuto sotto l'ala del padre Mario, fondatore dell'impero cinematografico che portava il nome di famiglia, Vittorio Cecchi Gori comincia la carriera nei primi Anni 80. Nel 1993 diventa il numero uno dell'azienda. Inizia la stagione delle commedie di Francesco Nuti, più tardi di Leonardo Pieraccioni. Anni di trionfi al botteghino e di premi Oscar: L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, Mediterraneo di Gabriele Salvatores, Il postino di Massimo Troisi, La vita è bella di Roberto Benigni. Al suo fianco c'è Rita Rusic, sposata nel 1983, attrice e poi produttrice di successo.
Una vita, quella di Cecchi Gori, che sembra davvero un film. Non c'è solo il cinema, c'è anche la politica: è senatore col Ppi dal 1994 al 2001. Poi l'ingresso nell'emittenza televisiva, con la tv fiorentina Canale 10, Videomusic e Telemontecarlo. E c'è anche la passione per il calcio: è il patron della Fiorentina fino al fallimento nel 2002. Negli anni Duemila, i guai giudiziari: nel 2001 la perquisizione nell'abitazione romana, dove si trova con l'allora compagna Valeria Marini. L'inchiesta è della procura di Firenze: l'accusa è concorso in riciclaggio. Nell'estate 2002 la Fiorentina viene schiacciata dai debiti e Cecchi Gori finisce ai domiciliari per bancarotta fraudolenta. Il crac della squadra gli costa una condanna a 3 anni e 4 mesi, coperti dall'indulto. Nel settembre scorso arriva però la sentenza del civile: più di 19 milioni di euro di danni. Per il fallimento da 600 milioni di euro della finanziaria Finmavi, invece, nell'ottobre 2013 la condanna in primo grado è a 7 anni. Si aggiungono i problemi di salute, un ictus nel 2017 e un'operazione d'urgenza lo scorso settembre per una peritonite.
Michela Allegri
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