Dipendenti delle province "soppresse"
Tre mesi per decidere il loro destino

Sabato 10 Gennaio 2015 di Mauro Favaro
La riunione dei rappresentanti delle Province
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VENEZIA - Tre mesi di tempo per definire il nuovo assetto istituzionale del Veneto alla luce della riforma delle Province. È questo l'ultimatum che l'Unione degli enti provinciali (Upi), l'Anci regionale e Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato ieri alla Regione.

Le parti sono tornate a riunirsi a Treviso, nella sede dell'ultima Provincia che vede ancora in sella un presidente eletto dai cittadini.

Il quadro non è troppo diverso da quello che tra Natale e il 31 dicembre ha visto centinaia di dipendenti pubblici occupare le sedi dei propri enti e organizzare presìdi in piazza.

Prima della fine dell'anno 1.356 lavoratori delle Province di tutto il Veneto che la riforma ha trasformato in esuberi non sapevano se e dove sarebbero stati impiegati nei mesi successivi: 126 per Belluno, 219 per Padova, 147 per Rovigo, 283 per Treviso, 158 per Venezia, 236 per Verona e 187 per Vicenza. In ballo c'era la ridistribuzione degli uffici tra Regione, Usl e Comuni con annessi dipendenti.

Poi la stessa Regione ha rinviato tutto di un anno. Ma le acque non si sono calmate. Se non altro perché i tagli inseriti nella legge di stabilità prevedono il dimezzamento della spesa per il personale già nel 2015.

Visto questo, è la domanda che si fanno in molti, come si pagheranno i dipendenti? E poi, come si finanzieranno i servizi? Mistero.

Il timore è a marzo manchino i soldi sia per gli stipendi e per le attività di ogni giorno, a cominciare dal sociale.

Per questo le diverse forze in campo si sono trovate d'accordo nel chiedere alla giunta Zaia di approvare la proposta di ridistribuzione degli uffici presentata dall'Upi, che prevede che oltre a edilizia scolastica, viabilità e ambiente, funzioni fondamentali, le Province debbano continuare a occuparsi anche di formazione professionale, caccia e pesca.

Mentre tutti i servizi sociali sarebbero passati alle aziende sanitarie. Il turismo, più tardi, ai Comuni.

«Abbiamo condiviso l'imperativo di avere entro marzo una legge regionale sul nuovo assetto istituzionale - spiega Leonardo Muraro, presidente dell'Upi - così da non dissipare energie con tutti i problemi che abbiamo da affrontare: questione dei dipendenti, ridistribuzione delle finanze, continuità dei servizi e così via».

«Entro marzo, in particolare, siamo chiamati a definire esuberi e ricollocamenti - aggiunge -. Come facciamo se non si sa dove potrebbero essere spostati i lavoratori?».

L'Anci è sulla stessa linea. «Ci sono di mezzo i servizi, le persone e le risorse - nota Maria Rosa Pavanello - i fondi attuali bastano per andare avanti pochi mesi. La preoccupazione riguarda soprattutto i servizi sociali: una volta che le Province non potranno più erogarle, la gente si rivolgerà ai Comuni, i quali non sono certo messi meglio in quanto a bilancio».

Toni più accesi, invece, quelli dei sindacati: «Speriamo che la giunta affronti la discussione entro gennaio - spinge Daniele Giordano (Cgil) - i lavoratori attendono risposte». «La Regione deve prendersi le proprie responsabilità - conclude D'Emanuele Scarparo (Uil) - c'è l'assoluta necessità che scenda in campo».

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Ultimo aggiornamento: 13:57

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