Osti e ostesse, cento anni di vita: il viaggio di Filippin

Venerdì 28 Febbraio 2020
IL LIBRO
MONTEBELLUNA Cento anni di osterie montebellunesi. Dalle bettole alle caneve. Dalle cantine ai bar. Dai ristoranti agli alberghi. Senza tralasciare trattorie, pizzerie, gelaterie. Alcune sono ancora in vita, molte altre chiuse. Giuseppe Filippin, 74enne montebellunese, le ha raccolte in un libro, uscito due mesi fa. Si intitola Osti e ostesse. Cento anni di vita delle osterie montebellunesi. Un libro che è andato letteralmente a ruba. Alla scadenza dei due mesi le mille copie stampate sono esaurite tanto che ora si pensa a una ristampa. Perché l'idea è piaciuta, i libri sono stati venduti e chiunque ha cercato, in quelle foto, un pezzo di sé e della propria storia. Aggirandosi con curiosità fra 180 unità di diversi esercizi, con 290 rispettivi gestori. Il tutto immortalato in 890 foto, fra le quali sono raffigurate più di mille persone. Ed è qui che ciascuno può trovare il proprio locale, quello delle emozioni degli anni più belli, quello della persona cara che non c'è più. Senza essere, mai, deluso. Perché ogni osteria, anche la più piccola, c'è.
VIAGGIO NELLA MEMORIA
«E' quasi un gioco - racconta Filippin - una specie di sfida. Mi chiedono se ci sia questo o quel locale e, quasi increduli, lo rintracciano». Bepi Filippin ha raccolto le foto casa per casa da mani che gliele hanno affidate con attenzione quasi sacra, dimostrando fiducia in quel commerciante in pensione che, in 35 anni di gestione della fioreria Millefiori, ha conquistato il cuore di tutti. «Già nel 2015 - spiega Filippin - avevo allestito una mostra all'ex tribunale, raccogliendo più di 700 foto. Illustravano 77 diverse attività merceologiche da inizio 900. Poi, terminata la mostra, l'idea del libro sulle osterie». Un viaggio nella memoria che fa riflettere. E che comincia proprio con quel Caffè teatro di piazza Dall'Armi. In quella e nelle successive foto scorrono davanti agli occhi nomi e fogge, di tanti anni fa. Arredi diversi, luci diverse. Come quelle del Caffè Roma, che nella versione originaria dava su corso Mazzini, con un vasto plateatico sul corso. Ma i locali sono fatti anche e soprattutto di persone: ecco allora Efrem Bordin, o Nino Panciera, o Ada e Bianca Miotto, o Pietro Bazzacco. Nel libro, alle immagini in bianco e nero si alternano quelle a colori quasi a segnare lo scarto temporale.
LE STORIE
E, in mezzo, ci sono tante semplici storie. Come quella dell'osteria daea Giulia di via Tripoli, cui si lega la vicenda di Francesco Zamprogno, commerciante di pecore che, di prima mattina, vestito a festa, si recava dove c'erano fiere a comprare le pecore, da rivendere al mercato. Storie lontane anni luce dal terzo millennio. Che dire poi del carretto dei gelati con al timore Italo e Luigi Panciera? O dell'oscar dei gelatieri artigiani, che nel 1970 fruttò 100mila lire? «Quello che trovo singolare - spiega Marina Sernaglia, che ha accompagnato in questi mesi Filippin nel suo lavoro - e ne ho conferma da testimonianze di giovani, è il momento di scambio generazionale». Il volume del resto è semplice, rappresentato solo da foto e didascalie e mostra una Montebelluna che ormai non c'è più. «Trovo questo scambio - prosegue la Sernaglia - un'occasione stupenda perché generazioni interagiscano». Qualche errore c'è, ma sarà corretto nella prossima ristampa. Premessa, forse, ad un altro libro. Perché di foto Filippin ne ha ancora. E, nella città nata dal mercato, non ci sono solo le osterie.
Laura Bon
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