Lo Zairo, il gigante di cemento

Venerdì 21 Dicembre 2018
LE RICERCHE
Forte, possente, robusto come il cemento armato, quasi indistruttibile. A un anno dall'operazione canaletta, che ha portato alla riemersione dei resti del teatro romano, sono stati presentati al pubblico in sala Paladin a Palazzo Moroni i risultati delle analisi archeologiche e storiche sullo Zairo, la struttura teatrale fatta riemergere dalle acque dell'Isola Memmia e analizzata dal Comune di Padova, dall'Università di Padova (Dipartimento dei Beni culturali e Centro interdipartimentale di ricerca studi liviani) e dalla soprintendenza a Archeologia, belle arti e paesaggio.
Ecco che lo Zairo si conferma essere stato uno degli edifici teatrali più grandi dell'Italia romana, si pensa raggiungesse un diametro compreso tra 95 e 105 metri. L'aspetto più interessante è certamente quello strutturale, tecnico-edilizio: qualcosa si sapeva dai rilievi degli scavi precedenti, ma non tutto. Come capienza, il teatro era abituato ai grandi numeri, riuscendo a ospitare circa seimila spettatori. Grande semicerchio con gradinate e il palcoscenico posizionato davanti all'attuale omonimo ristorante, al suo interno si tenevano rappresentazioni, commedie, funzioni religiose. Ma lo Zairo era - si presume - anche punto di riferimento per la cittadinanza. Quando l'autorità aveva qualcosa da dire al grande pubblico, beh si posizionava là.
L'INCONTRO
L'incontro Il teatro romano in Prato della Valle un anno dopo - I risultati delle indagini ha permesso di approfondire, commentandola a più voci, quelle dell'assessore comunale alla cultura Andrea Colasio, dei soprintendenti Elena Pettenò e Andrea Alberti, di Francesca Veronese del Museo archeologico e di Jacopo Bonetto dell'Università di Padova. È stato proiettato anche il filmato Zairo, il teatro sommerso di Anna Ferrarese. Mentre di prossima pubblicazione è un libro. «A consuntivo i risultati sono parecchio significativi - riassume il professor Bonetto -, dal punto di vista delle analisi dei materiali utilizzati, ovvero calcestruzzi, cementi romani particolarmente tenaci, fortissimi, recuperati da sabbie dei Colli Euganei finora sconosciute che conferivano al calcestruzzo un incredibile potere idraulico. Una costruzione forte e potente, dunque, come il cemento armato: aspetto estremamente interessante e innovativo. Altra novità, la cronologia: con molte probabilità il teatro risale al primo secolo dopo Cristo, una forbice temporale compresa tra il 10 e il 70 d.C.».
NUOVI SCAVI
Un anno fa i ricercatori analizzarono settanta metri della canaletta portando alla luce l'asse del teatro, oltre ai muri che sostenevano i gradoni in fila, che non esistono più. Con le pietre dei posti a sedere dello Zairo sono state costruite la basilica di Santa Giustina e il Ponte di Rialto, per citare le opere più famose. Insomma, è arrivato fino a noi il piano terra del manufatto, comprese ovviamente le fondazioni. Due le chicche di questo grande intervento targato 2017: scoperto il corridoio assiale che stava appunto sotto all'asse del teatro e permetteva il passaggio del pubblico dall'orchestra alle gradinate e individuate enormi costruzioni in laterizio non sospettate nei documenti giunti fino a noi. Ma non finisce qui. Nel 2019 gli archeologi punteranno i riflettori sui ponti della città romana, San Lorenzo e Altinate: il Comune finanzierà gli scavi tra maggio e giugno. Questo per offrire alla cittadinanza una sorta di percorso continuativo. «Quegli scavi potranno riservare mille sorprese». La Padova nascosta ha in riserbo nuove meraviglie.
Federica Cappellato
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