Da settimane 60 profughi in riva all'Isonzo

Giovedì 4 Settembre 2014
GORIZIA - Una sessantina di profughi di nazionalità afghana e pakistana stazionano da alcune settimane in riva all'Isonzo, nella zona a sud di Gorizia, in attesa dell'espletamento delle pratiche per la richiesta di asilo. Vivono come i profughi dei Paesi in guerra. Qualche tenda di fortuna, pali piantati e tenuti su con qualche pezzo di corda, tendoni di nailon per ripararsi dalla pioggia. Hanno anche improvvisato alcuni fuochi, come uso delle genti che conoscono il nomadismo.
Ieri l'assessore provinciale al welfare, Ilaria Cecot, si è recata in visita nell'accampamento che gli stessi immigrati hanno costruito per trascorrere la notte. La Caritas diocesana ha provveduto a far avere al gruppo coperte e riserve d'acqua, mentre nei giorni scorsi diversi cittadini goriziani hanno volontariamente portato ai profughi generi di prima necessità.
La Prefettura, informata, monitora la situazione: un vertice con le istituzioni locali coinvolte potrebbe essere programmato per le prossime ore. Il capoluogo isontino ha già messo a disposizione la struttura dell'ex convento del Nazareno, gestito dalla Caritas, che ospita oggi 50 immigrati richiedenti asilo. Ieri pomeriggio la Regione Friuli Venezia Giulia ha chiesto che sia attivata una procedura accelerata per risolvere il caso dei rifugiati, accampati in modo precario sulle rive dell'Isonzo. Anche a seguito di questa richiesta, il prefetto di Gorizia Vittorio Zappalorto ha immediatamente provveduto a convocare per lunedì una riunione operativa intesa a dare soluzione a una situazione estremamente anomala.

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