L'appello
Non lasciamo morire
quel piccolo gioiello
del paese di Zermen
Come

Lunedì 21 Settembre 2020
L'appello
Non lasciamo morire
quel piccolo gioiello
del paese di Zermen
Come tutti sappiamo, Zermen è un centrino storico-panoramico, con caratteristiche tali da considerarlo un quasi tutt'uno con Feltre, sia perché lo lambisce dando la sensazione di vivere quasi al centro, sia perché è semplicemente bello. Tutti ricordano che fino a ieri Zermen era frequentato da villeggianti provenienti dalla bassa, nonché da altri, con forti radici locali, che negli anni passati si erano trasferiti altrove per lavoro, per studio e altre ragioni, e che, sentimentalmente, sentivano e tuttora sentono il richiamo fortissimo delle loro origini e quindi vengono a trovare genitori e parenti anche per respirare l'aria che li ha ossigenati in passato.
Purtroppo, abbiamo notato da un po' di anni che, sotto il cielo di una certa indifferenza da parte di chi avrebbe il dovere di dargli reviviscenza, il paese si sta spogliando di tutto. Una volta c'erano due negozi di alimentari-bar, da tempo ormai spariti, un'osteria punto di riferimento anche sociale, infine è sparita in questi ultimi mesi la pizzeria da Cecco. Oggi, nulla più di tutto questo e, quando si arriva in macchina da Feltre e si osserva l'ex centrino completamente vuoto nel quale insisteva detta pizzeria, si nota ancor di più che il paese sta morendo, malgrado le sue invidiabili caratteristiche. Il problema ha già investito altre realtà simili, ma non vale il detto mal comune mezzo gaudio.
Al di là delle preoccupazioni pandemiche di questo brutto momento, qualcuno dovrebbe attivarsi per ridare linfa al nostro bel paese che sembra spegnersi nel disinteresse di tutti. L'unico segno di vita sono le campane della chiesa dopo la recente impraticabilità-chiusura, purtroppo, della chiesetta del Telva, anche per motivi riconducibili a varie questioni irrisolte da anni, nonché il suono anonimo (?) di una fisarmonica che ogni tanto, fra i boschi del Telva, tenta di emettere un suono di vita. Forse invano. Ci sarebbe anche un asino che ogni tanto raglia, ma mi par poco per rompere il silenzio sociale! Che facciamo? Lasciamo morire Zermen?
Arnaldo De Porti
No Vax e boomer
Notizie essenziali
ingabbiate nei
media tradizionali
In una precedente lettera, commentavo con rammarico una scritta no vax comparsa sui social, stigmatizzavo lo spirito complottista che la animava e l'assoluta negazione di quanto realizzato in campo sanitario dalla Medicina con l'introduzione dei vaccini. Il dibattito tra le mie considerazioni e quella no vax sarebbe alla pari sul piano dell'informazione se non fosse per un piccolo particolare. La scritta no vax gira per i social: ampia diffusione con centinaia di migliaia di visualizzazioni. La mia replica è stata pubblicata nella rubrica delle lettere. Nella migliore delle ipotesi, l'avrà letta quel centinaio di persone stakanovista della lettura dei quotidiani che legge anche la pubblicità prima di destinare i fogli di giornale alla pulitura dei vetri di casa. No vax contro pro vax: venti a uno e palla al centro, nemmeno palla al centro perché con questi risultati non c'è partita. Mio figlio dice che è colpa mia perché sono un boomer - si definiscono così quelli che sono nati durante il boom economico degli anni Sessanta e, pertanto, non hanno nel Dna la rivoluzione digitale dell'informazione sul web. «Sei vecchio, legato ancora alla carta stampata. Ma chi li legge più i giornali? Noi giovani navighiamo e apprendiamo tutto dal web, solo voi boomer vi ostinate a sedervi in panchina con gli occhiali sul naso e il quotidiano sulle gambe. Sei vecchio, tu e il giornale. L'informazione ha cambiato marcia». Questa la prognosi infausta di mio figlio sulla mia età e sull'informazione. Ho tentato un ultimo disperato salvataggio della mia generazione spiegando che la cultura e l'approfondimento, l'opinione, hanno bisogno di tempo: quello della pacata riflessione e della non facile pratica della letteratura che ci pone sulle spalle dei giganti del passato, perché grazie a loro potremo vedere più in là del nostro naso. «Balle!» taglia corto quel millennian di mio figlio. «È questo che fa di te un boomer: non aver capito che oggi, un video che dura più di 30 secondi viene skippato (si passa ad altro), l'informazione è veloce e non si fa sui giornali ma su Facebook, Instagram, Twitter e Whatsapp, poi se voglio approfondire, vado su Google. Ti ostini a scrivere lettere che sono solo messaggi in bottiglia, se vuoi visualizzazioni fatti una pagina blog e scrivi schifezze perché la gente vuole la sensazione e non informazioni». Questo è quanto passa il convento in tema di informazione e cultura. Tra l'altro, il mio obiettivo era proprio raggiungere i giovani in quanto parte attiva e investimento sul futuro, ma pare che i miei canali informativi siano destinati ai boomer come me che si avviano alla pensione. Ho la drammatica convinzione che io e mio figlio ci stiamo guardando da due sponde estreme dello stesso fiume, due concezioni opposte dello stesso tempo, io che guardo indietro e mio figlio che guarda avanti. Ma i numeri sono impietosi e dicono che le mie lettere hanno diffusione condominiale e i graffiti complottisti e no vax diffusione planetaria. Non è vero che le bugie hanno le gambe corte se viaggiano in rete. Le gambe corte le hanno le mie idee su una medicina che nella tradizione ha proprio la sua debolezza, non è sensazionale, non è urlata e non ha il fascino della velocità, è vecchia come la ventesima pagina del giornale che domani sarà solo carta da pacchi.
Enzo Bozza
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