Didattica a distanza
I nostri ragazzi
abulici e svuotati
Mi rivolgo ai

Domenica 28 Marzo 2021
Didattica a distanza
I nostri ragazzi
abulici e svuotati
Mi rivolgo ai presidi e ai docenti delle scuole italiane, in quanto madre di tre ragazzi in età adolescenziale (due frequentano istituti di scuola superiore uno di scuola media) per esprimere la mia profonda e serissima preoccupazione per la grave crisi che i ragazzi stanno vivendo in questo periodo epocale. La mia è una preoccupazione di madre ma anche di cittadina, nel vedere i ragazzi a poco a poco sempre più assopiti, abulici, passivi, svuotati, annichiliti.
Oggi però mi rivolgo ai presidi e ai professori perché vorrei denunciare ciò che nessuno sembra aver il coraggio di dire chiaramente: la didattica a distanza è uno scempio, un'aberrazione della scuola e dell'istruzione. Questo va detto, pur nella consapevolezza che essa è una necessità amara in rapporto alla drammatica situazione pandemica. Purtuttavia non possiamo, come genitori, non rilevare quanto essa gravi sui ragazzi in termini, oltre che di apprendimento, anche motivazionali e di disagio psicologico.
Ciò che mi allibisce di più però è che si tenta di far passare tutto questo come se fosse una cosa normale, a cui ci si deve abituare: la dad andrebbe dunque intrapresa facendola scorrere nell'alveo di una normale didattica, seguendo le strettissime logiche dei programmi scolastici e dei metodi tradizionali di valutazione. Ma la pandemia e la dad non hanno nulla di normale!
Mi chiedo se quegli insegnanti che pur così giustamente dimostrano la loro diligenza, si siano mai posti la domanda di quali persone abbiano ora davanti! Si sono mai interrogati su come siano cambiati in così poco tempo quei ragazzi che intravedono appena attraverso lo schermo di un pc? Hanno mai indagato circa il loro stato di disagio, hanno mai cercato di capire il perché di un rendimento scolastico in discesa libera, o il vero motivo di certe strane assenze? O il perché di certi sguardi vuoti, di una attenzione scostante ed evasiva, di una intolleranza per i discorsi che vengono percepiti come disancorati dalla realtà? O peggio: si sono mai semplicemente accorti di tutto ciò?
Cari insegnanti, quella scacchiera di faccine piccole piccole che vi trovate davanti allo schermo è perlopiù fatta di pixel: immagini, visi e occhi spenti, assenti, fluttuanti in un'altra dimensione.
Per favore fate qualcosa! Non è possibile che vi interessiate del programma da svolgere più che dei ragazzi che andranno a formare la società del futuro! Questi ragazzi li state perdendo, li stiamo perdendo. Ascoltateli questi ragazzi, interrogateli sul dramma che vivono dentro senza quasi accorgersene, recuperate, ravvivate quel piccolo lumicino che forse ancora fumiga, fatelo voi che avete i mezzi, la cultura i valori per farlo! Perché se non lo farete se non lo faremo questo lumicino potrà arrivare a spegnersi lasciando il vuoto.
Un vuoto che altri si preoccuperanno di riempire Menti più subdole e perverse di noi, che non si sono fatte trovare impreparate come noi e voi ma che approfitteranno della nostra latitanza per riempirlo questo vuoto con contenuti (se di contenuti si può parlare) ben più devastanti. Mi riferisco ai gorghi della rete, ai videogiochi violenti e sanguinari su cui si gettano a capofitto per dimenticarsi e dimenticare o peggio per identificarsi in un ruolo e costruirsi un'identità. Si insinua a poco a poco la dipendenza non solo da videogiochi o web ma dipendenza dalla violenza, dalla pornografica o semplicemente dalla banalità.
Vi chiedo questo, ci chiedo questo: il coraggio di rimetterci in discussione, di perdere tempo con e per i ragazzi, anche a costo di trascurare un po' i programmi scolastici. Cerchiamo strategie valutative e comunicative diverse, che tengano conto del risvolto psicologico, dell'autostima, della motivazione. Ascoltiamoli, facciamoli parlare, perdiamo tempo per loro e con loro. Le epoche di grandi sfide hanno sempre prodotto grandi cambiamenti, ma non sempre in senso positivo: facciamo in modo che questo passaggio storico sia l'occasione per una svolta verso il bene ed il progresso della società, non verso la sua regressione.
Marialisa Berti
Bassano del Grappa
Crisi
Ambulanti
discriminati
Sono un ambulante che vende scarpe. Sono fermo e lo sarò per molto tempo ancora. Da me vengono grossisti disperati perché non hanno nemmeno i soldi per mangiare. Provengo adesso dal mercato di Lendinara, aperto solo agli alimentari e vivaisti. Tutto ok, tutto in ordine. La gente è disciplinata e le distanze rispettate. Ora, perché non si fa la stessa cosa, io parlo di mercati all'aperto, per tutti gli altri prodotti? Un giorno scarpe, un giorno intimo, un giorno arredo e così via. Tutti potrebbero lavorare e non ci sarebbe nessun assembramento. Si tornerebbe a vivere.
Enzo Fuso
Lendinara (Rovigo)
Vaccinazioni
Proteggere
gli anziani
Egregio direttore,
nella sua risposta di ieri lei pone giustamente l'attenzione sulla necessità di limitare le morti attraverso le vaccinazioni. Vorrei pertanto ricordare la fondamentale strategia per raggiungere questo obiettivo. Il tasso di mortalità per gruppi di età è lo 0,004% per i trentenni e il 9,3% per i settantenni. Questi due numeri evidenziano l'assoluta necessità di vaccinare prima e subito gli anziani. Infatti, ogni vaccino somministrato ad un settantenne, in termini di protezione dalla morte, equivale a 2325 (duemilatrecentoventicinque) vaccini somministrati a trentenni (9.3/0,004=2325). Ad oggi, invece, il numero dei 30enni vaccinati supera abbondantemente il numero dei 70enni vaccinati.
Prof. ing.Bruno Zan
Mestre-Venezia
Sanità veneta
Andiamoci piano
con gli elogi
Scrivo per esprimere le mie perplessità sul continuo elogio dell'efficienza del sistema sanitario del Veneto soprattutto quando si parla di anziani e disabili. Nello specifico mi riferisco alla sperimentazione del Ulss 2 con la convocazione provinciale per classi d'età' che si sta attuando in questi giorni. Per come ho seguito la vicenda, si è cominciato a convocare tramite lettera e con largo anticipo la classe 1940 specificando il tipo di vaccino, e ora si arrivati a convocare, mediante passaparola e telefonata quelle nate nel 1936, quindi ancora più anziane e con ancora più problemi, magari non autosufficienti e fragilissime come mia madre. Difficile anche disdire o spostare l'appuntamento. Alla fine il numero intasato risponde e capiamo che il treno non è perso e anche se si è indisponibili per domenica a quell'orario, si viene comunque ricontattati.
Mascia Sartorato
I nostri tempi
Più progrediti
e più deboli
Forse la sparo grossa se dico che assistiamo ad un paradosso umano di vaste e crescenti dimensioni: più aumentano gli anni di vita con i progressi della medicina, della tecnologia e dell'industria alimentare e meno si capisce cosa stia realmente succedendo a questo mondo!
Eugenio Morelli
San Pietro di Feletto
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