Si è spento Cempella, l'unico manager ad aver portato in utile i bilanci Alitalia

Domenica 18 Aprile 2021
IL RITRATTO
ROMA Chissà come sarebbe oggi l'Alitalia immaginata nel 1999 da Domenico Cempella che sposandola con Klm prometteva un colosso da 40 milioni di passeggeri e una flotta di 300 aerei. Senza contare l'americana Northwest, che aveva già con gli olandesi una società mista. È certo però che nel giorno della scomparsa di Mimmo Cempella - così lo chiamavano - che ne guidò le sorti dal 1996 al 2001, Alitalia è ben lontana da quel disegno. Dopo quattro mesi di trattativa la compagnia è ancora in attesa del verdetto dell'Antitrust Ue sulla newco Ita, che dovrebbe arrivare a breve, insieme alla condanna per aiuti di Stato alla vecchia Az. Tra nuovi paletti di Bruxelles, tattiche dilatorie e richieste di chiarimenti, Ita (ridimensionata con una cinquantina di aerei e senza più lo storico marchio) rischia di non partire in tempo per sfruttare la ripresa del mercato nella stagione estiva.
Cempella, scomparso ieri a 83 anni, fu l'uomo che portò la compagnia all'ultimo vero utile d'esercizio della sua storia con la distribuzione di un congruo dividendo anche se quello a inizio 2000 è il frutto della plusvalenza sulle azioni Klm. Poi il rosso profondo. Quarant'anni di lavoro per Alitalia: da caposcalo a Rimini, Atene e Roma, a direttore del traffico, a responsabile operazioni di terra, a capo di Aeroporti di Roma (controllata Alitalia). Quando nel marzo del 96 viene affidato a Cempella il timone, la compagnia attraversa un momento difficile. Dal 1987 al 1995 la società perde soldi: il valore di Borsa a 600 miliardi di lire, il patrimonio netto non oltre i 150 miliardi e debiti a 3.000 miliardi di lire. E sta a Cempella, un manager che ha cominciato ancora minorenne dal front line dell'aeroporto di Fiumicino, a tracciare la rotta con un nuovo piano industriale, supportato da un aumento di capitale e dai lavoratori che lo avevano già apprezzato. Si vantava di aver portato in Alitalia «gente competente» e «personale che crede nel progetto», premiato con azioni in cambio del taglio dei costi di lavoro, cruciale per una compagnia «più snella e competitiva». Così arrivarono i corteggiatori: Air France, Klm e Swissair. Ma il partner «migliore possibile» da sposare per Cempella, quello complementare, interessato a drenare «il grande mercato italiano», ma forte di «una grande flotta» e di un ricco traffico internazionale e di lungo raggio, è Klm. Il piano, ricordò, «prevedeva la nascita dell'hub di Malpensa, un nuovo aeroporto inserito in uno dei bacini di traffico più ricchi in Ue che con gli investimenti di Alitalia-Klm avrebbe sottratto quote a Parigi, Francoforte, Monaco, Londra». Ma alla vigilia della nuova Malpensa, raccontò, «il governo italiano scelse di bloccare tutto». E gli olandesi, il 28 aprile del 2000 annunciarono il divorzio da Alitalia pagando una penale da 250 milioni di euro. Cempella rassegnò le dimissioni il 2 febbraio 2001, alla vigilia dell'attacco dell'11 settembre. Alitalia ricorda «una parte importante della sua storia» con le parole che accompagnarono il suo congedo: «Nessuno dimentichi che il nostro Paese non può fare a meno di un moderno sistema del trasporto aereo e che, a questo fine, le risorse e le potenzialità dell'Alitalia sono preziose ed indispensabili. Oggi più che mai. A condizione che essa sia davvero libera di volare. Io posso dire di averci creduto fino in fondo. E di crederci ancora».
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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