Prestiti, pressing di Gualtieri: «Ancora troppe disfunzioni»

Venerdì 5 Giugno 2020
Prestiti, pressing di Gualtieri: «Ancora troppe disfunzioni»
I NODI
ROMA Ancora tensioni nel governo sui correttivi per stringere i tempi sui prestiti garantiti. Un nodo da sciogliere ora più che mai con l'aggravarsi delle stime sulla recessione. Nella concessione del credito con la garanzia pubblica ci sono stati «istituti più rapidi ed efficienti di altri e numerosi casi di malfunzionamento e criticità che vanno individuati, monitorati e risolti», ha detto ieri ministro dell'economia, Roberto Gualtieri, nel fare un bilancio sul meccanismo dei prestiti garantiti dallo Stato a otto settimane dal varo del Decreto liquidità. Certo, «c'è in media un fisiologico, inevitabile, tempo di apprendimento del sistema bancario di cui tenere conto». Ma restano «differenze» tra istituti e ci sono quindi «margini di miglioramento, mentre la moratoria è stata efficace da subito»: si tratta in totale di 260 miliardi tra mutui e debiti d'impresa. Il ministro parlava alla Commissione banche presieduta da Carla Ruocco che ha fornito una prima istantanea del fenomeno: al 20 maggio solo il 53% delle richieste da 25.000 euro era stata accolta. Ciò spiega perché il ministro ha invitato «a cambiare banca se il prestito non arriva in 48 ore». Gualtieri si è poi rivolto alle banche sollecitandole a incorporare nei tempi più rapidi i miglioramenti introdotti dal Parlamento «per velocizzare i tempi di erogazione», a partire dall'autocertificazione che riduce i documenti da presentare per ottenere i prestiti. Questo però potrebbe non bastare. L'ultima istantanea realizzata della Task Force Abi-Mef-Bankitalia del 3 giugno parla di 495 mila domande inviate dalle banche al Fondo di Garanzia per oltre 23 miliardi di finanziamenti richiesti, di cui 450.000 fino a 25 mila euro per oltre 9 miliardi. Ancora troppi, però non hanno ricevuto il bonifico dagli istituti. E la platea pontenziale a cui sono rivolti i prestiti arriva a circa 4 milioni, tra pmi e partite Iva.
Ecco perché proprio mentre stanno per entrare in vigore alcune delle ultime modifiche - l'innalzamento da 25.000 a 30.000 euro della prima soglia e la scadenza dei prestiti a 10 anni - è in atto uno scontro per correggere ulteriormente lo strumento dei prestiti garantiti.
L'AUTOCERTIFICAZIONE
«L'assetto normativo di per sé non è un ostacolo», ha precisato ancora Gualtieri, «le norme consentono di erogare rapidamente». Eppure c'è sul tavolo una nuova modifica delle regole per dare un ulteriore taglio alle procedure che rallentano i prestiti. Una strada su cui spinge anche l'opposizione. Al vaglio un «consolidamento giuridico» dello strumento dell'autocertificazione che passi da un emendamento al Decreto Rilancio. Il correttivo al Decreto Liquidità ha già di fatto dimezzato i documenti da presentare grazie alla manleva per le banche, scaricate dagli obblighi di controllo puntuale su ogni singola posizione, trasferendo la responsabilità sui candidati al prestito, con tanto di sanzioni previste per chi dichiara il falso. Ma la valutazione del merito di credito resta ancora tutta a carico degli istituti. Ecco perché è proprio l'istruttoria sul merito di credito l'obiettivo dei nuovi alleggerimenti burocratici allo studio dei parlamentari.
Si tratta dello scudo penale e contabile che invocano da tempo le banche: proprio questo l'oggetto dello scontro. Al momento le banche, e in particolare chi concede il fido e il direttore di filiale, rischiano di essere responsabili in caso di falsa certificazione dei dati aziendali, per esempio. Rischiano di inciampare nel concorso in bancarotta e nell'abuso di concessione del credito se le cose dovessero andare male per l'azienda finanziata. E devono anche rispondere a precisi paletti Ue su patrimonio e Npl. Del resto, anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, lo ha ricordato nelle sue Considerazioni Finali: «In assenza di esplicite previsioni normative le banche che omettono la valutazione del merito di credito si espongono al rischio di commettere reati. Gli intermediari sono anche tenuti a effettuare, come è giusto, i controlli previsti dalla legislazione antimafia e da quella antiriciclaggio, che presidiano rischi notevolmente aumentati nei mesi dell'emergenza».
Ma a quanto pare i grillini restano contrari a concedere uno scudo penale che finisca per tutelare sia chi concede il prestito garantito che i vertici dell'istituto. La prossima settimana la Commissione banche sentirà proprio i vertici degli istituti per fare di nuovo il punto.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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