LA CRISI
TREVISO Cassa integrazione per pressoché tutti i dipendenti, negozi

Giovedì 17 Gennaio 2019
LA CRISI
TREVISO Cassa integrazione per pressoché tutti i dipendenti, negozi compresi. E un possibile trasloco dalla storica sede di Ponte di Piave. La crisi di Stefanel impone una cura altrettanto drastica. Dopo la richiesta di concordato preventivo in bianco depositata dal gruppo dell'abbigliamento, gravato da quasi 300 milioni di debito, ulteriori dettagli sulla riduzione dei costi fissi prevista, sono emersi ieri, in seguito all'incontro tra i manager e il sindacato.
I responsabili delle risorse umane hanno annunciato il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, per crisi aziendale, per 244 dei 253 addetti in forza al gruppo in Italia: nel novero, oltre all'ottantina di persone dello stabilimento nella Marca trevigiana, rientrano anche gli occupati dei punti vendita diretti del marchio, situati in varie regioni. Prima premessa: la cassa, della durata di dodici mesi, sarà a rotazione. Per alcuni lavoratori potrebbe essere a zero ore, cioè coprire l'intero orario, ma la maggior parte degli interessati dovrebbe rimanere al lavoro pur con riduzioni di impiego, con un'articolazione da modulare nei prossimi giorni, a seconda dei reparti e delle mansioni.
Seconda precisazione: l'azienda ha smentito di aver comunicato, al momento, la volontà di dichiarare in esubero tutti i dipendenti coinvolti. Il numero degli eventuali esuberi, ribadisce una nota, dipenderà dal piano oggi allo studio da parte del consiglio d'amministrazione della società.
Nella stessa richiesta di cassa integrazione, tuttavia, si specifica che parte del personale in cassa potrà essere reimpiegato una volta portato a compimento del programma di riorganizzazione. In altre parole, alla fine una fetta di lavoratori rischia comunque di rimanere definitivamente a casa. Giusto per rendere l'idea, la media, in casi simili, si aggira tra il 30 e il 50% degli interessati.
IL SINDACATO
Cristina Furlan, segretario provinciale della Filctem Cgil, sola sigla presente nell'impresa, ha già sottolineato la volontà di intraprendere tutte le iniziative per ridurre il più possibile il numero. La richiesta per l'ammortizzatore sociale verrà inviata in queste ore alla Regione e al ministero: la vertenza, infatti, a questo punto si allarga su scala nazionale e dovrà necessariamente riguardare anche le organizzazioni sindacali del commercio. Rappresentanti dell'azienda e forze sociali hanno circa un mese di tempo per trovare un accordo, la cigs dunque potrebbe scattare già da febbraio, mentre prosegue la definizione del piano concordatario che Stefanel deve presentare al Tribunale entro il 15 aprile prossimo.
A proposito dell'opera di riorganizzazione, secondo quanto spiegato ai sindacalisti e da questi comunicato ai lavoratori nella successiva assemblea, la società vuole mantenere le cosiddette funzioni operation (logistica, gestione dell'import-export, contatti con clienti e fornitori, coordinamento di prodotto e stile e altro) presso un differente sito aziendale ubicato in provincia di Treviso.
Pur smentita dall'azienda nei giorni scorsi, riprende così corpo l'ipotesi di un prossimo addio allo storico stabilimento di Ponte di Piave. Alle richieste di sindacalisti e Rsu di maggiori dettagli sulla nuova destinazione, i manager hanno ribadito di non essere in grado di fornire ulteriori elementi (la stessa azienda interpellata non ha espresso commenti in merito). A suffragare il trasloco, però, c'è anche il trasferimento nella sede di Milano di altre attività legate alla gestione commerciale delle collezioni, al marketing e dell'ufficio legale, mentre le funzioni legate al credito e alla contabilità clienti saranno affidati ad esterni. «Il quadro non è di sicuro confortante sottolinea la segretaria della Filctem trevigiana -, ma la trattativa continua e sarà sempre più serrata, con tutti i lavoratori compatti».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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