Il dopo Draghi, De Guindos verso la vicepresidenza Bce

Domenica 18 Febbraio 2018
LA NOMINA
BRUXELLES Il grande favorito è lo spagnolo Luis de Guindos, ministro dell'economia, dato per vincente sul governatore della banca centrale irlandese Philip Lane. Questa è l'attesa nonostante il mal di pancia della Bce e degli europarlamentari. Domani, l'Eurogruppo deciderà chi sostituirà il portoghese Vitor Constancio alla vicepresidenza Bce, il cui mandato scade il 31 maggio. È il primo atto di una girandola di nomine che culminerà nella primavera-estate 2019 quando dovranno essere scelti i presidenti di Consiglio Ue, Commissione, Parlamento e chi prenderà il posto di Mario Draghi (scadrà il 31 ottobre 2019). L'Eurogruppo deciderà probabilmente per consenso e l'ultima parola spetterà al Consiglio europeo di marzo. Bce e Parlamento saranno solo consultati.
Varie fonti hanno confermato il sostegno tedesco e francese a de Guindos. Su questa linea Olanda, Portogallo, Malta, Slovacchia e Lettonia. Il governo italiano sta valutando in queste ore. Si vedrà, ma non ci sono segnali che indichino un sorpasso di Philip Lane. Alla Bce un ingresso diretto di un ministro in carica piace molto poco: sono in gioco autonomia e indipendenza della banca centrale. Non sembra pesare il fatto che de Guindos sia stato advisor per Lehman Brothers in Europa e direttore delle sue filiali in Spagna e Portogallo dal 2006 al collasso della banca nel 2008.
Philip Lane ha invece il pedigree giusto: economista, esperto di stabilità finanziaria, è banchiere centrale da due anni. Ma de Guindos piace molto poco anche all'Europarlamento. In una prima audizione a porte chiuse dei due candidati, la maggioranza dei gruppi ha considerato Lane «più convincente», alcuni hanno espresso riserve sulla nomina di de Guindos. Ci sono dubbi sul trasloco di un ministro dell'economia al vertice Bce e sul fatto che quel posto vada di nuovo a un uomo e non a una donna.
Ci sono due ragioni che spiegano il sostegno a de Guindos. Intanto la Spagna è completamente sprovvista di incarichi di rilievo in Europa e altrove. Poi, alcuni paesi temono che con un vicepresidente del Sud la via per un futuro presidente del Nord al posto di Draghi sarebbe spianata. Da tempo, infatti, circola la soluzione Jens Weidmann, attuale presidente della Bundesbank, che è stato spesso all'opposizione della linea di politica monetaria ultra accomodante seguita in questi anni. È davvero troppo presto per dire come finirà. Alla Bce contano poco le ripartizioni geografiche. Contano le posizioni di politica monetaria e la competenza, la credibilità internazionale del candidato. Da un lato, un presidente tedesco della Bce sarebbe percepito in diversi paesi come una prova di forza all'interno dell'area monetaria da parte della Germania. Dall'altro lato, è tutto da dimostrare che il governo tedesco abbia davvero interesse ad avere a Francoforte una figura come Weidmann, che assuma direttamente gli onori ma anche gli oneri della presidenza. La Bce è il solo organismo compiutamente federale della Ue e reggerne le sorti restringe inevitabilmente il margine di manovra di chi la presiede, costretto a essere più federalista dei federalisti a meno di non mettere a repentaglio l'unità e la prevedibilità delle scelte di politica monetaria. Weidmann ha potuto distinguersi sulle scelte decisioni Bce in momenti delicati permettendo anche al governo tedesco di gestire con meno difficoltà il rapporto con una opinione pubblica e il mondo bancario che si ritenevano sacrificati dai bassi tassi di interesse. Intanto, Angela Merkel difendeva Mario Draghi.
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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