Vo', tra silenzio e paure Nel paese isolato caccia al paziente zero

Domenica 23 Febbraio 2020
IL REPORTAGE
dal nostro inviato
VO' EUGANEO (PADOVA) Non fosse per qualche raro ciclista che non ha voluto rinunciare a una pedalata sue giù per i Colli Euganei, ieri le strade che portano a Vo' sarebbero state completamente deserte. Una situazione surreale vista la bella giornata, quasi primaverile, e di festa, con i bimbi a casa da scuola per le vacanze di Carnevale. Sarebbe stata la mattinata ideale per una scampagnata, una gita fuori porta e poi un buon boccone nelle caratteristiche trattorie che si affacciano sui vigneti di Serprino del monte Venda. Ma l'incubo del contagio da Coronavirus ha trasformato i prati punteggiati dai mandorli già in fiore in un deserto. Si passa per Cortelà, dove abita Renato, il 67enne contagiato assieme ad Adriano Trevisan, la prima vittima che risiedeva nella Vo' Vecchia, e si prosegue fino alla piazza del municipio dove un papà sta insegnando al proprio figlio ad andare sulla sua biciclettina gialla. Paura? Lui dice di no, che «tanto ormai se dovevamo ammalarci ci saremmo già ammalati».
Ma è uno dei pochi che ha preso l'emergenza contagio così alla leggera. Proprio mentre l'uomo fa spallucce, guardando pensieroso il suo piccolo, dall'altra parte della piazza passano nonna, mamma e figlioletta. Tutte e tre rigorosamente con gli occhi stralunati e la mascherina azzurra acquistata in farmacia ben calata su naso, bocca e mento, come prescrivono i decaloghi anti-infezione che da 48 ore passano di cellulare in cellulare, da chat a messaggino. E le tre donne non sono le uniche che ieri mattina hanno deciso di usare le mascherine, ormai andate a ruba: sulla porta il farmacista ha dovuto attaccare ben evidente un cartello che annuncia l'esaurimento delle scorte.
LE ATTIVITÀ
Dal lato opposto del municipio, passata la piazza, c'è il piccolo alimentari. Le commesse, dotate rigorosamente di mascherina, stanno sistemando il carico di acqua minerale che è appena stato consegnato lì davanti. Il market è uno dei pochi negozi aperti assieme al panificio. Sono esercizi commerciali di prima necessità, come si legge nell'ordinanza firmata dal sindaco Giuliano Martini, che ieri mattina, dopo una notte praticamente insonne, continuava a far la spola tra le scuole del paese e il suo ufficio, impegnato tra una riunione e un sopralluogo alle aule dove in queste ore verranno radunati i cittadini per eseguire il tampone faringeo che rileva la presenza del dna del virus maledetto, come si lascia scappare Martini.
Al risveglio tutti pensavano che la piccola Vo', poco più di tremila e trecento anime, sarebbe stata blindata, come si vede al cinema in quei film apocalittici americani, con l'esercito schierato attorno al paese e l'impossibilità di entrare o uscire dalla cittadina. Invece niente di tutto questo. Qui, tra i colli, tutto sta nella diligenza e buona volontà dei suoi abitanti. «Non ci sarà nessuno a fare posti di blocco, almeno per ora - spiega il sindaco - ma l'appello che faccio è quello di rispettare quanto prevede l'ordinanza. Niente lavoro, niente scuole, niente partite di calcio o feste. I bar e i ristoranti sono chiusi, insomma, bisognerebbe starsene in casa».
CONTROLLI
Eppure la libertà della mancanza del cordone sanitario presidiato dai militari quasi infastidisce gli abitanti di Vo', che scalpitano per fare il tampone e togliersi il pensiero. «Possibile che ci voglia così tanto tempo?» si lamenta qualcuno in piazza guardando Martini. Ma a stabilire quando si potrà dare il via allo screening è l'Ulss padovana.
Nel frattempo è un po' come se il tempo si fosse misteriosamente fermato o come se Vo' fosse stata cancellata dalle mappe. I ciclisti amatori del fine settimana la evitano, le fermate dei mezzi pubblici la ignorano e i pony express di Amazon la saltano a piedi pari: «Ci hanno detto di fare il tampone in via precauzionale e in questa zona non faremo consegne, mi spiace», annuncia un corriere sulla pagina social del comune in quarantena. Ma la vera domanda che tutti si fanno è una sola: chi è il paziente zero? Sì, perché lo sfortunato Adriano, morto venerdì sera, e Renato, che ancora combatte in terapia intensiva, sono un secondo contagio. Chi è stato a infettarli? C'è chi punta il dito sugli otto cinesi che lavoravano in quel capannone alle porte del paese. Chi guarda allo scalo aereo di Dubai. E chi invoca quasi la legge marziale: «Basta, tutti a fare il tampone e chi ha qualcosa che non va si chiude in quarantena».
E intanto Vo' si trasforma in una piccola Wuhan, isolata dal resto della regione da un'ordinanza del ministero della Salute che, di fatto, annulla qualsiasi attività o iniziativa in paese. Niente funzioni religiose o manifestazioni sportive. Bar, ristoranti e negozi chiusi, e niente scuola o lavoro per chi abita in paese, che verrà saltato anche dai mezzi pubblici.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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