Sindaco picchiato, espulsi i tre rom

Giovedì 15 Agosto 2019
IL PROVVEDIMENTO
CAERANO (TREVISO) Espulsi da Caerano per un periodo di tre anni perchè socialmente pericolosi. Ieri pomeriggio i carabinieri della compagnia di Montebelluna guidati dal comandante Sabatino Piscitello hanno notificato a Giuseppe Kari, 50 anni, e ai figli Brandon ed Elvis, di 22 e 25 anni, il foglio di via obbligatorio dal comune. Il provvedimento amministrativo è scattato dopo la denuncia nei confronti dei tre nomadi ritenuti responsabili dell'aggressione di sabato scorso ai danni del sindaco Gianni Precoma, picchiato a sangue (30 i giorni di prognosi) per aver chiesto loro di sgomberare l'area di via Dell'Artigianato, dove si erano accampati. A firmare i provvedimenti di divieto di ritorno e di dimora, sulla scorta della relazione presentata dai carabinieri di Montebelluna, è stato il questore di Treviso Vito Montaruli. «A seguito del grave episodio di violenza di cui è stato vittima il sindaco Precoma - precisa in una nota la questura -, come previsto dalla legge in casi particolarmente rilevanti, come la commissione dei reati di lesioni personali gravi, danneggiamento e minacce aggravate, il questore ha emesso in via d'urgenza nei confronti dei tre soggetti i provvedimenti di divieto di ritorno e dimora nel succitato comune». La questura infatti, valutati i loro numerosi pregressi precedenti penali per reati contro il patrimonio, ha considerato i tre nomadi socialmente pericolosi.
LA REAZIONE
«A Caerano non ci torneremo più, ma a Montebelluna siamo residenti, da qui non ci possono cacciare» ha commentato Giuseppe Karis ieri pomeriggio davanti al foglio di via ricevuto, che da domenica staziona con il suo camper nel piazzale accanto alla caserma dei carabinieri. Il 50enne si dice pronto a presentare una contro querela nei confronti del primo cittadino. «Ci ha minacciati, ha detto che avrebbe portato ruspe e taniche di benzina per mandarci via, anche lui ha sbagliato» afferma fornendo una ricostruzione diversa da quella di Precoma, che si dice d'altro canto del tutto tranquillo: «Stanno mettendo in giro delle barzellette su quanto è accaduto, io ho chiesto loro di andarsene in maniera pacata e loro mi hanno massacrato di botte, non ho nulla da rimproverarmi».
LE PROTESTE
Intanto a Montebelluna monta la protesta, e nasce l'idea di una manifestazione per chiedere che il problema non sia scaricato da un comune all'altro. «Oltre il danno la beffa - affermano il capogruppo di Forza Italia Lucrezia Favaro e il consigliere Gaetano Innocente -. Non è giusto che Montebelluna diventi il centro di accoglienza di coloro che vengono cacciati dagli altri Comuni perché pericolosi». Mentre sul web, dov'è stato pubblicato anche il video in cui uno dei nomadi denunciati si fa beffe del sindaco pestato, fioccano decine di commenti violenti ed espressioni choc contro i nomadi. Un evidente campanello d'allarme, che rende l'idea di una situazione incandescente. E così su Facebook si leggono frasi quali «Hitler l'avrebbe già scremato», chiaro riferimento al nomade che ha picchiato Precoma, poi un commento nel quale è riportata la parola «Forni», che richiama quelli crematori utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma l'odio non finisce qui: «Le persone inutili vanno soppresse» si legge ancora sulle pagine Facebook dedicate al Montebellunese, «Molotov di notte e a fuoco tutto», «Ruspa grande e far piazza pulita», «Per questa gente ci vuole una pallottola in fronte», «Spezzare loro braccia e gambe» e «Dovete morire tutti maledetti bastardi». Espressioni di una ferocia inaudita, che riecheggiano le peggiori pagine della storia italiana.
Alberto Beltrame
Federico Fioretti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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