«Ricevo solidarietà ma qui c'è anche chi fa il saluto romano»

Domenica 10 Novembre 2019
Cibo, all'anagrafe Pier Paolo Spinazzè, lei è abituato alle minacce.
«Purtroppo sì. Va avanti così da anni. Io ricopro croci celtiche e svastiche colorandole e dipingendoci sopra dolci e cose da mangiare. E loro rispondono con minacce a me, alla mia famiglia, incidendomi svastiche sulla porta, insultandomi nei social».
Ma lei non molla...
«E perché dovrei? Vado avanti. Anzi, domani (oggi ndr) torno fuori a ricoprire altre svastiche».
Cosa è successo sabato scorso?
«Ero a casa, appisolato sul divano, sarà stata mezzanotte. A un certo punto sono stato bruscamente svegliato dal rumore di un'esplosione: il fumo che saliva dalla strada, gli allarmi che suonavano, l'abbaiare di cani spaventati».
Quindi si è precipitato fuori...
«Ci ho messo un attimo a capire, poi sono sceso in strada e ho visto che qualcuno aveva messo un petardone, o meglio una bomba carta, sotto la mia auto. Per fortuna i danni sono stati lievissimi, solo tanto spavento».
Ha paura?
«No, se mi accadono queste cose vuole dire che sto lavorando bene. Ma è assurdo, nel 2019, essere costretti a vivere in un contesto del genere. È avvilente».
Sente le istituzioni vicine?
«Ricopro e cancello svastiche da anni e attorno a me sento tanta solidarietà. Non sempre però arriva dalle istituzioni. In consiglio comunale a Verona c'è un consigliere che fa il saluto romano, che solidarietà vuole che abbia? Anzi: mi denuncia. Capito? Denuncia me, non chi imbratta con le svastiche».
Lei però cerca sempre le istituzioni.
«Io racconto tutto quello che mi accade, non nascondo niente. E penso che sia giusto così: quello che faccio, e quanto mi succede, devono sempre essere alla luce del sole».
Vive a Verona ma è di Treviso: pensa di allargare il suo raggio d'azione anche nella Marca?
«Io vivo qui e ho il mio stile, che è quello di ricoprire quei segni con colori e immagini di cibo. Ma spero di fare da esempio per altri artisti in altre città, anche a Treviso. Ognuno a suo modo, ma sarebbe bello se anche altri uscissero a ridipingere quei muri imbrattati con colori e bei disegni».
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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