Lo schianto a corsa finita Misteri sul record mortale

Giovedì 19 Settembre 2019
LA DINAMICA
VENEZIA La loro corsa era praticamente finita, il record di velocità stracciato. Chissà cosa devono aver pensato quei piloti esperti, dopo poco meno di 19 ore passate a bordo di un motoscafo offshore che partito da Montecarlo nella notte aveva fatto il periplo d'Italia per arrivare la sera di martedì davanti alla bocca di porto del Lido. Soddisfatti, certo, ma anche stanchissimi. Forse Fabio Buzzi, 76enne costruttore e record man del settore, che a detta dell'unico superstite era alla guida in quel momento (ma sul punto la Procura sta indagando), ha avuto un momento di distrazione. Forse un malore. O c'è stato un guasto. Comunque questione di attimi: l'imbarcazione, lanciata ancora a velocità altissima, ha centrato la scogliera della lunata, la diga in mare costruita a protezione del Mose. Un impatto tremendo, seguito da una piroetta e uno schianto. Per Buzzi e altri due piloti non c'è stato nulla da fare. Miracolato il quarto, sbalzato fuori dell'abitacolo.
Una tragedia per il mondo della motonautica, su cui ieri si interrogava l'intera città. In attesa dei risultati dell'inchiesta, ovviamente al centro del dibattito c'è il tema della sicurezza della bocca di porto, con la sua lunata, ma anche quello di queste corse in mare con bolidi lanciati a velocità folli.
L'ENNESIMA SFIDA
Buzzi era un nome noto nel mondo della motonautica. Per molti un genio delle imbarcazioni performanti. Fondatore della FB Design, specializzata nella costruzione di motoscafi di velocità, ma anche di motovedette che forniva a mezzo mondo. Vincitori di tanti titoli, più volte si era cimentato sulla Montecarlo-Venezia, di cui deteneva il record. Ora però aveva altre barche da testare, anche in vista del salone di Genova. E così nelle prime ore di martedì era partito da Montecarlo con due imbarcazioni. La più piccola, in corsa nella categoria inferiore, si era dovuta fermare a Roma.
IL RECORD IN TASCA
La sfida era continuata per Argentina, il motoscafo di categoria superiore dove a bordo c'era lo stesso Buzzi, con altri due piloti esperti - Luca Nicolini e Mario Invernizzi (l'unico superstite) - e il meccanico del motore Fpt, l'olandese Eric Hoorn. In meno di 19 ore i quattro avevano bruciato 2mila chilometri sfrecciando sulle onde ad una velocità di 135 chilometri orari. Poco prima delle 21 erano già davanti al Lido, frantumando il precedente record di 22 ore, dello stesso Buzzi. Ad attenderli, in bocca di porto, l'imbarcazione dei cronometristi.
É in questo momento che si consuma la tragedia. Il motoscafo invece di fermarsi a nord della lunata, dove è fissato l'arrivo, la centra sul lato sud. Prima dell'impatto sfiora un barchino con dei pescatori a bordo. Poi vola sopra la diga e, dopo una piroetta, ricade di poppa in acqua. Nel buio nemmeno la barca dei cronometristi si accorge dell'accaduto. Vedono delle luci ferme vicino alla lunata. Giorgio Chinellato, il vice presidente della Federazione nazionale a bordo, rileva il tempo record. Tutti ancora pensano che il motoscafo si sia semplicemente fermato. Invece...
IN SALVO PER CASO
Quando si avvicinano i cronometristi si trovano di fronte alla prua semi galleggiante del bolide. Tutt'intorno buio e silenzio. Poi qualcuno sente delle grida. Sono quelle di Invernizzi, che ha raggiunto a nuoto la lunata. La sua fortuna è stata quella di essersi alzato, in previsione dell'arrivo, per sistemare la borsa. Unico in piedi al momento dell'impatto, è l'unico ad essere sbalzato in acqua. Qualche bracciata e raggiunge la scogliera. Ferito, ma salvo. Ma né l'imbarcazione dei cronometristi, né quelle dei pescatori in zona riescono ad arrivare alla diga, complice buio e risacca.
LA MACCHINA DEI SOCCORSI
Bisogna attendere i soccorsi, che arrivano in forze. Quattro barche dei vigili del fuoco. Due motovedette della Capitaneria di Porto, una con i sanitari del Suem a bordo. Un mezzo della Guardia di finanza. Si perlustra tutta la lunata nella speranza, vana, che ci sia qualche altro superstite.
Sono i sommozzatori dei vigili del fuoco a dover estrarre i corpi delle tre vittime, ancora sedute ai loro posti, recuperate una alla volta. Invernizzi, intanto, viene trasferito all'ospedale Civile di Venezia. Ha varie contusioni, in particolare al torace, ma gli esami escludono conseguenze più grave. Raggiunto nella notte dai familiari, già domani potrebbe essere dimesso. Ad andarlo a trovare ieri anche il presidente nazionale della Federazione motonautica, Vincenzo Iaconianni. Chi lo ha visto lo ha trovato ovviamente molto provato. Salvo per miracolo, ma dopo aver perso tre amici e compagni d'avventura.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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