LE INDAGINI
MESTRE In ascensore. Sono entrati dietro a lui, fingendosi ospiti

Domenica 26 Agosto 2018
LE INDAGINI
MESTRE In ascensore. Sono entrati dietro a lui, fingendosi ospiti dello stesso ostello. E quando le porte si sono chiuso dopo aver spinto il bottone del piano, si sono qualificati estraendo le manette e stringendogli le manette ai polsi. Sapeva di essere braccato. Ha capito che era in trappola e che reagire avrebbe aggravato la sua posizione. Accusato di aver stuprato la quindicenne sulla spiaggia di Jesolo, è stato catturato verso le 23 di venerdì a Mestre dagli uomini della Squadra mobile. Si chiama Mohamed Gueye, ha 25 anni, senegalese, precedenti per furto, rapina, atti osceni, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale. È stato sottoposto a fermo emesso dal pm Massimo Michelozzi perché gravemente indiziato di violenza sessuale aggravata, come si legge nel comunicato diffuso dalla questura dopo che il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, aveva postato su facebook la notizia che era stato preso, con tanto di nome e cognome. A tempo di record in meno di 48 ore. Si era rifugiato in quell'enorme albergo mordi e fuggi, a insegna AO, a pochi passi dalla stazione dei treni, un palazzone con 1.100 posti letto molti dei quali in ampie camerate, aperto giusto un anno fa anno.
Un risultato che rinsalda il rapporto di fiducia fra forze dell'ordine e cittadini e restituisce, per quanto possibile, un minimo di serenità alla vittima e alla famiglia, ancora sotto choc per l'incubo vissuto. A chiamare il padre della ragazzina è stato il dirigente del commissariato di Jesolo, Marco Fabro, ieri mattina: «Grazie. Grazie. davvero. Per il grande impegno e per la vicinanza» la risposta composta dell'uomo, il cui unico pensiero ora è quello di aiutare la figlia a superare uno dei traumi più atroci che possa subire una donna, figuriamoci per chi è poco più che una bambina.
LA CACCIA
Sulle tracce di Gueye, gli investigatori della Mobile veneziana, si erano messi quasi subito. Determinanti per incanalare le indagini sono state le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza pubblico e di uno dei tanti locali di piazza Mazzini che lo hanno ripreso mentre era diretto sul lungomare Katia Ricciarelli insieme alla minorenne del tutto inconsapevole che di lì a poco sarebbe precipitata in un girone infernale dal quale è riuscita fuggire attorno alle 5 con la forza della disperazione e della sua giovinezza, spezzata brutalmente in una notte di fine estate fra il 22 e il 23 agosto. I due si erano conosciuti all'interno del Gasoline, uno dei disco bar della movida jesolana: lei era con la sua amica del cuore e altri ragazzi.
Mentre la 15enne chiedeva aiuto al personale di vigilanza notturna dell'arenile, l'aggressore con ogni probabilità di allontanava in tutta fretta e saliva su uno degli autobus che partono da Jesolo: per Mestre c'è una corsa poco prima delle 5 e un'altra alle 5.30. «Solo una questione di pochi minuti e lo avremmo bloccato subito» dice chi ha partecipato fin da subito alla caccia.
«I ragazzi del mio ufficio - tiene a sottolineare Stefano Signoretti, capo della Mobile - sono stati straordinari. In casi come questi il fattore tempo è tutto. La situazione emergenziale di una violenza sessuale è pari a quella di un omicidio, anzi doppia perché la vittima è in vita e soffre in maniera indescrivibile. Non ci si può dormire sopra. L'attività deve essere incalzante. Nessuno si è tirato indietro dimostrando una professionalità straordinaria, che già conoscevo». Signoretti confessa anche che a un certo punto, verso il tardo pomeriggio di venerdì, si erano fatti prendere dallo scoramento. La svolta quando sono riusciti a risalire a un alias già utilizzato dal giovane senegalese e appena usato per registrarsi nell'ostello mestrino.
IL RISCHIO
C'era la possibilità che Gueye potesse scappare all'estero? Gli inquirenti, allo stato attuale, non confermano né smentiscono. Certo è che l'alloggio scelto è in una posizione strategica: a pochi passi dai treni ma anche dal terminal degli autobus che vanno oltre confine. E d'altronde uno dei presupposti per il fermo è il rischio di fuga. In ogni caso, come da prassi visto che l'indiziato risulta straniero, i primi alert sono stati dati alle polizie di frontiera con tanto di foto segnaletica per alzare la guardia e i controlli allo scopo di far fallire l'eventuale tentativo di espatrio. Ora Mohamed Gueye è rinchiuso in una cella del carcere veneziano di Santa Maria Maggiore. Ieri in serata è stato raggiunto dal suo avvocato. Lunedì mattina comparirà davanti al gip Roberta Marchiori per l'interrogatorio di convalida.
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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