Falsa o vera che sia, la storia delle file ai Caf per il reddito di cittadinanza che ha gettato su Vittorio Sgarbi l'ombra di aver diffuso la fake news rischia di prendere una brutta piega. Centinaia di militanti pentastellati hanno infatti preso d'assalto a colpi di insulti e minacce di morte il telefono, la mail e i social del deputato di FI e del suo addetto stampa, che in queste ore valutano azioni legali. «Spero che ti vendano coca tagliata male così crepi, bastardo», gli augura un grillino. «Non farti vedere in Puglia, ti facciamo rimpiangere di essere nato», lo avverte un altro utente M5S. E via così. Tutto comincia lunedì, quando Striscia la notizia diffonde un fuorionda che è «in grado di dimostrare chi ha diffuso la fake news». Martedì il critico ribatte che è «una telefonata successiva alla pubblicazione sui giornali delle file ai Caf». Ma il team di Ricci rilancia: «Sgarbi era in tv il 5 marzo, la notizia delle code ai Caf compare per la prima volta sulla Gazzetta del Mezzogiorno mercoledì 7 marzo. La sola fake news è quella di Sgarbi». Di ironia, sul web, sembra però circolarne molto meno.
Francesco Lo Dico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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