LA GIORNATA
VENEZIA Non è finita, in Veneto si è sempre in piena emergenza:

Giovedì 8 Aprile 2021
LA GIORNATA
VENEZIA Non è finita, in Veneto si è sempre in piena emergenza: anche se la situazione sembra migliorare, tanto da poter aspirare alla promozione in fascia gialla se il nuovo decreto legge ancora la contemplasse, negli ospedali la pressione non accenna a diminuire. Ci sono più ricoveri in terapia intensiva, i posti letti nelle aree non critiche si svuotano meno del previsto, si muore più giovani. Le varianti del Covid, soprattutto quella inglese, sono più aggressive. «Siamo ancora in trincea», dice il governatore Luca Zaia. «Da un punto di vista clinico la situazione è stabile, ma dal lato gestionale è inquietante», sintetizza Paolo Rosi, coordinatore dell'unità di crisi Covid della Regione. Sembra di essere tornati all'incubo dello scorso 31 dicembre quando i ricoverati col Covid in rianimazione erano 401. Alle 8 di ieri erano 295.
IL CONFRONTO
I dati forniti da Rosi sembrano cozzare con quelli mostrati con i consueti cartelli dal governatore. In Veneto gli attualmente positivi al Covid-19 sono 34.756, venerdì scorso erano 38mila. Significa che il virus c'è ancora, ma sembra contagiare meno. Non a caso i due parametri che determinano la classificazione a colori sono migliorati: l'indice di trasmissione del contagio Rt è sceso a 0.96 e, quindi, essendo inferiore a 1, potrebbe consentire la collocazione in fascia gialla, anche se l'attuale decreto legge prevede solo l'arancione e il rosso. E anche l'altro parametro, quello sull'incidenza ogni 100mila abitanti, è sotto il livello limite di 250: «Siamo a 168,4», ha annunciato Zaia. Epperò la pressione ospedaliera non accenna a migliorare. «Soffrono Padova e Verona, anche Treviso sta crescendo - ha detto il governatore -. Per tre, quattro giorni la curva si era arrestata, poi ha ripreso a salire».
LE RIANIMAZIONI
Preoccupano le terapie intensive. Su 1.000 posti letto potenzialmente disponibili - ha detto Rosi - ne risultano occupati complessivamente, tra pazienti Covid e non Covid, 659. «E il dato è in crescita. Non ripido come a marzo, ma la ripresa c'è». Il bollettino di ieri pomeriggio - confrontato però con quello di martedì mattina perché la sera era saltato - dava 303 ricoverati in rianimazione positivi al Covid, più 16 negativizzati, 1.670 nuovi casi positivi, 4 posti letto occupati in più nelle rianimazioni, 15 invece svuotati nei reparti non gravi, 79 decessi. A preoccupare è la situazione delle terapie intensive: «Nel giro di 8 giorni si potrebbe arrivare a 360-370 positivi. Come il picco di dicembre». Ecco perché Rosi invita a non abbassare la guardia e a distinguere tra riaperture e comportamenti personali: «Nelle grandi aziende non ci sono stati particolari cluster, i contagi avvengono anche a casa, in famiglia o dagli amici». Il dato positivo è che è calata la mortalità nelle terapie intensive («Dal 43-44% al 35%»), ma si è anche abbassata l'età media dei ricoverati: ora, a rischio intubazione, sono i sessantenni. Il dato negativo è che se continua questo trend gli ospedali dovranno ulteriormente comprimere le attività programmate chirurgiche per spostare il personale nelle rianimazioni e anche ridurre le attività di urgenza: se si arrivasse ai 700 posti letto occupati - e oggi siamo a 659 - bisognerebbe valutare la possibilità di chiudere anche i punti nascita.
LA PROFILASSI
Sul fronte della campagna vaccinale, preoccupa l'indicazione di raccomandare l'uso preferenziale di AstraZeneca nei soggetti oltre 60 anni di età. «Nessun medico si prenderà la responsabilità di sommistrare AstraZeneca agli under 60 - avrebbe detto in serata il presidente del Veneto all'incontro governo-Regioni - Avremo nuove forniture? Avremo più vaccini? Con insegnanti e categorie prioritarie sotto i 60 anni come ci regoliamo? Diamo Pfizer?». Di certo, senza AstraZeneca, o riservandolo solo agli over 60, il Veneto si troverebbe con un buco: «Il 50% di siero disponibile in meno. In magazzino, ma inutilizzabile. E se non aumentano le fornuture, con Pfizer e Moderna potremo fare solo i richiami».
A tutto martedì in Veneto sono state 284.841 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, pari al 5,8% della popolazione, su un totale di 1.031.426 dosi somministrate, pari all'81,9% delle dosi fornite alla Regione. Le prime dosi sono state somministrate a 746.585 persone, pari al 15,3% della popolazione. Gli over 80 con almeno una dose sono il 76,1%. Ieri, intanto, l'assessore Manuela Lanzarin ha delineato l'accordo per le vaccinazioni in farmacia: «Si prevede una adesione dei farmacisti del 50% sui 1400 totali, mentre tra i medici di base l'adesione sarebbe totale». Ma con AstraZeneca ridotto, sono vaccinatori con poche cartucce.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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