LA GIORNATA
ROMA I tre principali partiti ieri hanno fissato alcuni paletti

Lunedì 19 Agosto 2019
LA GIORNATA
ROMA I tre principali partiti ieri hanno fissato alcuni paletti che iniziano a duradare le nebbie della crisi politica. Sul fronte dei 5Stelle è sceso in campo Beppe Grillo che, con una riunione dello stato maggiore pentastellato nella sua villa al mare sul Tirreno, ha archiviato l'alleanza con Matteo Salvini trattato come un «inaffidabile traditore».
Per il Pd Romano Prodi, con l'editoriale del Messaggero di ieri mattina, ha benedetto un accordo M5S-Pd che «consenta all'Italia di tornare in Europa» aperto a tutte le forze che hanno votato per il neopresidente della commissione Ue Ursula von der Leyen.
Dal canto suo Matteo Salvini, tornato a parlare in pubblico dopo una pausa di qualche giorno, ha lanciato segnali ai 5Stelle in una doppia direzione. Da una parte ha teso la mano quando ha sottolineato che «Conte resta il mio premier e il mio telefono è sempre acceso». E dall'altra è stato politicamente minaccioso con frasi come «in caso di inciucioni la via maestra è quella delle elezioni» (ipotesi letta come un'aggressione dai 5Stelle) e con riferimenti ad un ricorso alla piazza.
Fatto sta che i tentativi di Salvini di riannodare il dialogo con i 5Stelle ieri sono caduti nel vuoto. Nella villa di Bibbona, residenza estiva di Beppe Grillo si sono riuniti Luigi Di Maio, Davide Casaleggio, Roberto Fico, Alessandro Di Battista, Paola Taverna e i capigruppo Patuanelli e D'Uva. Ne è emerso un comunicato durissimo che definisce Salvini un «interlocutore inaffidabile e non più credibile». «Prima - si legge nella nota M5S - la sua mossa di staccare la spina al governo del cambiamento l'8 agosto tra un mojito e un tuffo. Poi questa vergognosa retromarcia in cui tenta di dettare condizioni senza alcuna credibilità, fanno di lui un interlocutore inaffidabile». I 5Stelle provano anche a insinuare una zeppa fra il leader della Lega e i suoi parlamentari e scrivono: «dispiace per il gruppo parlamentare della Lega con cui è stato fatto un buon lavoro in questi 14 mesi».Chiude il cerchio una dichiarazione di Luigi Di Maio: «Salvini ha pugnalato il Paese».
REAZIONE DURISSIMA
La reazione dei leghisti alla rottura conclamata è stata rabbiosa. I due esponenti di punta anti europeisti, Claudio Borghi e Alberto Bagnai, hanno reinviato al mittente le accuse di tradimento: «Riforma dell'Europa e delle banche a braccetto con Renzi, Boschi e Prodi? Sarebbe tradimento per salvare le poltrone». A seguire i due capigruppo, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, con toni già da campagna elettorale: «Se i grillini preferiscono Renzi alla Lega - attaccano - lo dicano chiaro, gli italiani sapranno chi scegliere». In serata, da Marina di Pietrosanta Salvini reagisce a muso duro: «I M5s sono pronti a andare con Renzi e la Boschi domattina e sono io quello inaffidabile. Prodi oggi ha detto facciamo il governo Ursula, con Pd, M5S e Fi, voi lo riterreste normale?». E poi in un comizio notturno ha ribadito che «alla Lega le poltrone ci servono finché riusciamo a fare le cose altrimenti in 15 secondi i ministri della Lega si alzano e se ne vanno. Noi siamo disposti a lasciare le poltrone per combattere per l'Italia che ci sarà fra vent'anni». Nel pomeriggio però aveva sottolineato di non pensare a dimissioni dal Viminale.
Intanto lo scenario di un nuovo governo crea ancora qualche scossone nel Pd con Carlo Calenda che continua a ribadire la propria contrarietà ad una intesa con i pentastellati in polemica con Matteo Renzi, primo sponsor del governo istituzionale. Ma nel campo del centrosinistra è già tempo di organigrammi con Bruno Tabacci di +Europa che spezza una lancia a favore del premier Giuseppe Conte: «Della sua correttezza istituzionale ci sarà ancora bisogno».
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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