LA GIORNATA
ROMA I Dioscuri sono già preoccupati dagli attacchi internazionali.

Venerdì 18 Maggio 2018
LA GIORNATA
ROMA I Dioscuri sono già preoccupati dagli attacchi internazionali. Ma Luigi Di Maio e Matteo Salvini reagiscono in maniera diversa a queste euro-critiche che stanno piovendo. Il capo grillino: «In Europa non devono temere il nostro contratto. Racchiude la volontà popolare e non ha nulla di allarmante». Il leader del Carroccio è più combat, quasi arriva a prefigurare la possibilità di una piazza anti-Ue: «Si rispetti la volontà popolare o non staremo a guardare».
Intanto però i due non trovano il nome giusto per Palazzo Chigi. Di Maio ambisce a diventare premier, Salvini lo stoppa. «Né io né Di Maio - dice il capo leghista - saremo premier. Faremo una sintesi». Il leader del Carroccio non si vede nelle vesti di numero due e non vuole lasciare campo libero all'alleato-rivale. Sempre che il governo si faccia. Entrambi danno quasi per certa la nascita dell'esecutivo giallo-verde, anche se le caselle sono tutte da definire. Oggi potrebbero incontrarsi a Milano - l'appuntamento c'era ma poi Salvini ha detto che non lo avevano affatto preso - e di sicuro dopodomani dovranno presentare l'intero pacchetto, contratto più squadra di governo, al Capo dello Stato. «Lunedì si chiude - ha annunciato Salvini - e la parola passa a Mattarella».
La parola passa anche, nel frattempo, ai gazebo leghisti in cui i militanti, ma anche i passanti, nel weekend voteranno il contratto di 40 pagine. E lo steso vale per i grillini, che sulla piattaforma Rousseau diranno «mi piace», «non mi piace». Naturalmente, ma questa è solo una previsione, la scelta dei rispettivi popoli coinciderà con quella dei rispettivi leader. In M5S del resto si è abituati a questa coincidenza, che talvolta ha fatto malignare su presunti trucchetti. E comunque, Di Maio assicura: «La base programmatica per il governo c'è, e sul nome del premier stiamo ragionando. Io sono ottimista. Il chi non è un problema».
MISTER X
Salvini, sul tema, è più problematico. Insiste sul fatto che Di Maio non è il nome giusto, punta ancora sul Terzo Uomo (ma chi?) o sulla Prima Donna: ammesso che se ne trovi una, visto che di presenze femminili scarseggia l'intera discussione e trattativa di queste settimane e al tavolo del contratto una sola donna è stata ammessa, la pentastellata Laura Castelli. Il capo leghista è anche piuttosto preoccupato per gli affondi di parte berlusconiana che stanno arrivando, in un combinato disposto con quelli europei e macroniani, all'indirizzo di un governo che ancora non c'è ma è già bersagliato. «Se qualcuno vuole rompere il centrodestra lo dica, non sono certo io». così Salvini. E ancora: «Se qualcuno nel centrodestra vuole soltanto fare casino, sbaglia. Gli italiani ci chiedono di governare e noi vogliamo farlo». Mentre ci sono nostri alleati, e il riferimento è ai berlusconiani, che «non conoscendo ciò che stiamo facendo ci criticano e se lo potrebbero risparmiare. Noi in passato siamo rimasti dentro un'alleanza con alcuni partiti, penso a Forza Italia, che hanno sostenuto governi che hanno massacrato l'Italia». Il riferimento è al governo Monti e in parte al governo Letta.
Per Di Maio parla anche Buffagni, deputato suo fedelissimo, plenipotenziario del capo M5S a Milano: «Luigi non ha chiuso all'ipotesi di fare il premier. Con Salvini stanno discutendo anche di questo. Io naturalmente mi auguro che sia lui il capo del governo». La questione è ancora aperta, mentre i due leader sono impegnati nella campagna elettorale per il voto di domani alle regionali della Val d'Aosta. Il test è minuscolo, appena 103.000 elettori, e naturalmente ai risultati di questa prova elettorale verrà data un'importanza politica in chiave nazionale molto superiore a quella che si merita. I comizi valdostani servono a Di Maio e a Salvini per lanciare messaggi sulla questione governo e le telefonate tra i due, al netto del possibile incontro odierno, sono continue. Ieri mattina si sono visti faccia a faccia a Montecitorio, contratto di governo tra le mani, per definire le questioni ancora aperte. Hanno visionato la bozza e poi l'hanno ridata agli sherpa dei due partiti perché le ultime limature.
ALA SCETTICA
In casa M5S viene quotata al cento per cento la possibilità che tutto si chiude nel migliore dei modi - c'è chi sorride: Luigi è Candide o dell'ottimismo, come da titolo del celebre libro di Voltaire - mentre presso la Lega si valuta all'80 per cento, la riuscita dell'operazione. Che significa che alla fine un premier verrà trovato e si partirà. Di questo però Salvini oggi, nella sede di Via Bellerio, vuole parlare con lo stato maggiore del suo partito. In cui c'è un'ala che, sulla buona riuscita di un governo giallo-verde, è più scettica di lui.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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