L'offensiva di attori e registi: «Ci mandano tutti al macello»

Lunedì 26 Ottobre 2020
LA PROTESTA
MESTRE È sotto choc anche a Nordest il mondo dello spettacolo. Il temuto annuncio di un nuovo lockdown è arrivato ieri come un fulmine su un settore già messo in ginocchio dalla prima serrata. Artisti, registi, organizzatori e maestranze del teatro hanno riversato la propria rabbia sui social, mettendo in evidenza come i teatri si siano dimostrati finora luoghi sicuri dopo la riapertura. E stasera a Padova l'associazione che gestisce il Teatro ai Colli ha chiamato a raccolta attori e spettatori per celebrare l'«ultimo saluto al teatro». Insomma, un vero e proprio funerale per protesta.
«NESSUNA EVIDENZA SCIENTIFICA»
«Non mi sorprende che si debbano prendere misure eccezionali, ma che si debba partire ancora una volta dai teatri - attacca Giuliana Musso - Il primo lockdown ha dimostrato che per gran parte della classe politica il settore cultura e spettacolo è irrilevante. Oggi però non possiamo accettare la chiusura senza uno straccio di evidenza scientifica. Nei mesi di riapertura il comparto ha lavorato nell'applicazione di tutte le norme di sicurezza. Il risultato è confermato dai dati Agis: un solo contagio su 347mila biglietti staccati. Allora ci sentiamo mandati al macello». Il direttore artistico di Arteven e del Ciclo dei Classici di Vicenza Giancarlo Marinelli non usa mezzi termini. «Un Governo che raccomanda di invitare a cena solo i conviventi è sublime Teatro dell'assurdo. I posti più sicuri sono i teatri, lo dicono i dati. Ma forse sono i più insicuri per chi teme la critica, il confronto, la libertà di raccontare. Non esiste economia senza sanità, ma nessun uomo è sano se non è libero. Il dolore di Franceschini è minore del nostro, che soffriamo vedendolo ancora ministro». Simone Derai di Anagoor: «Ancora una volta un intero settore è stato ignorato nonostante la capacità di gestione dell'emergenza sanitaria. I teatri sono tra i luoghi meglio disciplinati. Totale miopia e assoluta indifferenza, nessuna visione culturale».
«CINQUE MESI INUTILI»
«Non capisco la logica di questo provvedimento, cioè la capisco ma mi fa solo arrabbiare - è il commento a caldo di Andrea Pennacchi - Avevano 5 mesi e non li hanno usati. Ci chiediamo: quale incidenza nei contagi e nei ricoveri è attribuibile ai cinema e ai teatri? Purtroppo reggeranno le strutture medio-grandi, che hanno risorse, ma attori e piccoli teatri pagheranno carissimo. Si sta già lavorando a una rete di aiuto da proporre all'assessore regionale Corazzari». Anche Marta Dalla Via è sulla stessa linea. «Ci siamo adeguati, distanziati, mascherati, re-inventati assieme a un pubblico sensibile e caloroso», rimarca l'artista vicentina - Vivo il nuovo decreto come una punizione ingiusta». Si dichiara pronta a gesti eclatanti Ottavia Piccolo, che di fronte a un atto «insensato» sarebbe disposta a incatenarsi in pubblico. «Controllo e distanziamento sono stati presi sul serio proprio da teatri e cinema - conferma - Trovo che ci sia una disattenzione totale verso la cultura, ma evidentemente non sanno come funzionano le cose».
LO STABILE VA ONLINE
Cerca di guardare avanti il presidente dello Stabile del Veneto Giampiero Beltotto ma non nega che «questo secondo giro di chiusura sarà pesantissimo e avrà conseguenze gravi». «Motivi per far polemica ci sarebbero - aggiunge -. Abbiamo inaugurato la stagione al Verdi di Padova nella massima sicurezza, pure con la consulenza del virologo Giorgio Palù. Credo che i teatri italiani siano tra i luoghi più sicuri al mondo, ma immagino che si punti a far rimanere la gente a casa». In ogni caso lo Stabile non cancella nulla e riparte con gli spettacoli in streaming,. «Continueremo a essere un punto di riferimento per il teatro nel Veneto, anche pensando alle piccole sale e alle compagnie di produzione del territorio».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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