L'ALLARME
VENEZIA Ha visto l'acqua salire, inesorabile, nel nartece della Basilica

Mercoledì 13 Novembre 2019
L'ALLARME
VENEZIA Ha visto l'acqua salire, inesorabile, nel nartece della Basilica di San Marco. Centimetro dopo centimetro, superare, ieri mattina, abbondantemente il mezzo metro. E in serata sarà oltre un metro. Sommergere le basi delle colonne bizantine appena restaurate. Lambire anche cappella Zen, salvata solo dalle pompe che sputavano getti d'acqua salata. A quel punto Pierpaolo Campostrini, procuratore di San Marco con delega ai servizi tecnici, non ce l'ha più fatta, ha voluto far vedere lo scempio anche a chi, a Roma, ha in mano il futuro di Venezia. Ha scattato una foto del suo nartece, ancora una volta violato, e l'ha mandata alla ministra alle infrastrutture, Paola De Micheli, che proprio in questi giorni dovrebbe decidere le nomine del Mose per far ripartire il cantiere della grande opera. Foto emblematica, con i marmi bizantini a mollo in quella marea che corrode storia e arte, con tanto di faccina che piange. «Basta! - si sfoga Campostrini - Il tempo non è una variabile indipendente! Le cose vanno fatte. Il problema dell'acqua alta va risolto e in questa generazione».
LE RASSICURAZIONI DA ROMA
E nel pomeriggio una prima risposta da Roma arriva. Non sul Mose, ma almeno sui fondi che Procuratorie e Soprintendenza avevano chiesto per far fronte ai danni causati dalle acque alte. Due milioni e sette, aveva calcolato la stessa Procuratoria all'indomani dell'acqua alta del 30 ottobre dell'anno scorso, quando la marea a quota 156 centimetri, oltre che il nartece, aveva raggiunto anche il cuore della Basilica. Soldi da spendere non solo per riparare i danni, ma anche in diagnostica, per capire quando stia soffrendo San Marco, e in nuove opere di prevenzione.
Ebbene, ieri il ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha assicurato che questi soldi arriveranno: «Attendiamo gli esiti del sopralluogo degli ispettori del ministero, che avverrà non appena l'attuale fenomeno di acqua alta sarà terminato, ma siamo pronti a finanziare quanto richiesto lo scorso anno dalla Soprintendenza per la tutela della Basilica di San Marco». Mentre gli uffici hanno contattato Procuratoria e Soprintendenza per fissare il sopralluogo. Potrebbe essere già domani.
UN LAVORO INCOMPLETO
Ieri mattina, con la marea a 127-130 centimetri, Venezia si è ritrovata sommersa per metà dei suoi percorsi. Ancor peggiori le previsioni per la serata: inizialmente era prevista una punta di marea massima tra i 140 e i 145 centimetri, ma già alle 20.30 è stata rivista tra i 155 e i 160. Poco prima delle 22 un ulteriore aggiornamento dava previsioni apocalittiche: 170 centimetri ieri alle 23. La seconda acqua più alta dal 1923 dopo i 194 centimetri del 1966. Mentre il Mose langue. I cantieri sono in stallo, ormai da mesi si attendono le nomine di provveditore alle opere pubbliche e super commissario. De Micheli le aveva promesse entro la fine della settimana scorsa. «Noi ce la mettiamo tutta per salvare la Basilica - commenta Campostrini - Da aprile è in funzione un sistema di valvole e pompe che tiene all'asciutto il nartece dalle acque fino a 85-88 centimetri. Quest'estate ci siamo salvati da tante maree che gli anni scorsi sarebbero entrate. Ma a quote più alte l'acqua entra. E stamattina (ieri, ndr.) ha raggiunto questi livelli. Non possiamo abituarci a tutto questo. É intollerabile! Il Mose deve entrare in funzione per le maree più alte. E per quelle intermedie vanno completate anche le opere di rialzo della città, che sono al 70%. L'intero Piazza San Marco va impermeabilizzata, ma a che punto è il progetto? Vorremmo saperlo. Tutto va troppo a rilento!». Un grido di dolore, quello di Campostrini. Ieri mattina, con gli stivali alla coscia, a muoversi sui mosaici allagati, c'erano anche il proto di San Marco, Mario Piana, e le tante maestranze che si occupano di questo gioiello d'arte bizantina. Da chi spazzava i pavimenti antichi con l'acqua dolce, ai restauratori impegnati a rimettere in sesto le colonne corrose dall'acqua del nartece. «Le basi di queste colonnine le abbiamo appena sostituite e ora sono sott'acqua - mostra Camporistini - è la prima volta che gli capita! Sono di marmo verde di Tessalonica. La cava è esaurita. Queste sono le nostre ultime riserve».
LO SFOGO CON I TURISTI
Fuori della Basilica, in Piazzetta i turisti si radunano, scattano foto, guardano divertiti. A un certo punto è lo stesso Campostrini a sbottare: «Questo non è un bel giorno per noi veneziani. Non abbiamo piacere di avere turisti in questo momento». Lo dice in inglese, per farsi capire. I sorrisi si smorzano. Qualcuno se ne va, ma altri sono pronti ad arrivare, mentre l'acqua inizia la sua discesa. Alle 13 anche Basilica e Campanile riaprono alle visite in una giornata che torna (quasi) normale. In realtà non è affatto finita. In serata nuova emergenza da fronteggiare. Di turno, con le maestranze, c'è il proto Piana. E stamattina di replica.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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