In arrivo 7 milioni di Pfizer AstraZeneca, Ema pronta a rivedere la seconda dose

Giovedì 15 Aprile 2021
LA GIORNATA
ROMA Non c'è pace per il piano vaccinale italiano. All'annuncio arrivato ieri dalla Ue della disponibilità di ulteriori 50 milioni di dosi Pfizer-BioNtech, di cui quasi 7 milioni verranno consegnate nella Penisola nel primo trimestre, fa infatti da contraltare l'ennesima tegola per la campagna guidata dal commissario Figliuolo. Oltre allo stop di Johnson&Johnson alla commercializzazione del suo farmaco monodose in Europa e alla sua quasi certa limitazione ai soli over60 (punto su cui Ema si esprimerà la prossima settimana), si allunga qualche nuova ombra su AstraZeneca.
Lo stesso ente europeo infatti, rimarcando come «i benefici continuano a superare i rischi», ha fatto sapere di aver avviato un'altra revisione su Vaxzevria, il farmaco anglo-svedese, per decidere «se aggiornare le raccomandazioni per una seconda dose in coloro che hanno già ricevuto la prima dose». In altre parole, dopo aver appurato un legame tra il vaccino con rarissimi casi di trombosi scatenando un'ondata di limitazioni in Europa (anche in Italia si somministra agli ultra-sessantenni), si punta a definire cosa bisogna fare 3 mesi dopo con chi ha già ricevuto la prima dose, specie se si tratta di under60. Serve una risposta in fretta (pure da parte di Aifa) perché intanto la Danimarca, come reso noto dall'emittente pubblica Tv2, ha già deciso di sospendere l'uso di AstraZeneca. Una defezione che rischia di minare ancora la fiducia dei cittadini Ue. La questione è delicata - in Italia, stando ai dati ufficiali del ministero della Salute, ad aver ricevuto Vaxzevria sono quasi 4 milioni di persone - ma non irrisolvibile perché, appunto, i benefici del farmaco continuano a superarne i rischi. I numeri lo dicono chiaramente: solo ieri in Italia i morti per Covid sono stati 469, le reazioni avverse riscontrate finora al vaccino, su 25 milioni di dosi somministrate, sono state 86.
LA CAMPAGNA
Così Figliuolo ora si ritrova a ricucire su misura ancora una volta la campagna. Le 6,8 milioni di dosi aggiuntive che arriveranno da Pfizer nel secondo trimestre (670.000 in più ad aprile, 2.150.000 in più a maggio e 4 milioni in più a giugno), di fatto - sfruttando l'ordinanza di Speranza che prevede il richiamo per i vaccini ad mRna dopo 42 giorni - sostituiscono appieno le J&J. «Questo stop non inciderà sul Piano vaccinale - spiega il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulé - perché le dosi di J&J arrivate rappresentano meno del 5 per cento sul totale della settimana. La campagna va avanti secondo quanto programmato dal Generale Figliuolo per il prossimo trimestre». Vale a dire che, con le 56 milioni di dosi in arrivo nel 2021 di AstraZeneca e J&J destinate agli over60, si potrà usare Pfizer - entro giugno ne arriveranno circa 28 milioni - per la restante parte del Paese.
Non è peraltro escluso che arrivino altre fiale. Ieri la presidente della commissione Ue Von der Leyen ha fatto sapere di «star negoziando un contratto per 1,8 miliardi di dosi Pfizer nel 2022-23». Un'uscita in linea con quanto trapelato da Bruxelles in questi giorni. Ovvero che l'orientamento è fare sempre più ricorso ai vaccini a mRna come Pfizer e Moderna rispetto a quelli a vettore virale come AstraZeneca e J&J (e Sputnik), i cui contratti per il 2022 si proverà ad annullare.
Francesco Malfetano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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