IL RETROSCENA
ROMA Una maggioranza che contiene due linee non poteva non prodursi,

Martedì 21 Maggio 2019
IL RETROSCENA
ROMA Una maggioranza che contiene due linee non poteva non prodursi, prima o poi, in un Consiglio dei ministri in due atti. Uno pomeridiano, senza premier e pochi ministri. L'altro serale con Conte, Di Maio e Salvini, ma senza Giancarlo Giorgetti che ha preferito restare a Milano. D'altra parte, sostengono i collaboratori del sottosegretario leghista, Conte sapeva dell'assenza di Giorgetti al Consiglio dei ministri. E quindi la sfida del premier («se sono di parte me lo dica stasera in Cdm»), avviene in assenza del presunto avversario che attacca il premier a Torino - dove può funzionare prendere le distanze dal M5S e dal governo, visto che domenica si vota anche per la Regione - mentre a Roma il suo leader era già pronto a gettare acqua sul fuoco.
I VICE
Proporre al M5S un cambio del premier significa infatti far saltare il governo, andare subito alle elezioni con la Lega costretta a tornare nel centrodestra a trazione berlusconiana. Meglio, si ragiona nel Carroccio, fare il pieno domenica, andare ben sopra il trenta per cento e poi piegare il Movimento su alcuni temi molto cari al Nord, Tav in testa.
Nel frattempo prosegue senza sosta la campagna elettorale contro della maggioranza. Tutto, compresi i due presunti decreti (sicurezza-bis e famiglia) di cui si è finto di discutere a palazzo Chigi ieri sera, contribuisce a comporre un puzzle ad uso elettorale fatto di risse, scontri e orgogliosi richiami identitari e di ruolo. Il fatto che manchino ancora pochi giorni alla fine della campagna elettorale, giocata dai due vice come un incontro di wrestling, non rassicura nemmeno il presidente del Consiglio che ieri nel vertice serale, convocato sotto forma di Consiglio dei ministri, ha rivendicato il suo ruolo di mediazione e di fatto ha chiesto ai due vice di non coinvolgerlo nella campagna elettorale. Per Conte essere riuscito a metterli intorno ad un tavolo ieri sera è già un successo, visto che da giorni i due vicepremier fingono pure di conoscersi. Premevano però una serie di adempimenti su provvedimenti regionali e un paio di nomine a scadenza sulle quali non si poteva rinviare ancora. E così Conte, pur di non saltare anche questa settimana la riunione del Cdm, ha concesso ai due di presentarsi alla riunione armati di bandierine pronte per essere sventolate già oggi. Una sorta di manifesto di governo e del dopo utile per gli ultimi giorni di campagna elettorale dove ognuno, come nel Contratto, ha messo le sue priorità e Conte vi ha posto la firma sotto con l'ufficialità del Consiglio dei ministri.
E così - come da ordine del giorno lottizzato con quattro punti a testa - la Lega è arrivata portando l'articolato del decreto sicurezza-bis che lo stesso Conte ha spiegato - premettendo di averne parlato anche con il Quirinale - «non stare in piedi» sotto il profilo costituzionale e del rispetto di alcuni trattati internazionali. Al M5S è toccato rispondere issando una serie di disposizioni urgenti in materia di famiglia, raccolte in un solo articolo che non sembra però aver ancora avuto l'avallo della Ragioneria generale dello Stato. Una serie di esami preliminari, di aggiornamenti dell'iter e di salvo intese che hanno coinvolto anche gli accordi sull'autonomia della ministra Stefani, l'inclusione scolastica del ministro Bussetti, le disposizioni sul personale ispettivo per la protezione dell'ambiente del ministro Costa. Sino ad un paio di disegni di legge del ministro Guardasigilli.
IL VUOTO
Un manifesto per il dopo accessoriato da una serie di veti che, durante la riunione, i rispettivi staff non hanno esitato a sottolineare e che conferma come l'esecutivo è in grado di assumere decisioni solo in caso di emergenza o di una pressione esterna. E' accaduto ieri sera in un Cdm che di concreto ha fatto solo le nomine in scadenza alla Guardia di Finanza e alla Ragioneria Generale dello Stato. Ed è accaduto nel weekend scorso, quando Conte ha informato Di Maio, e ovviamente il ministro dell'Interno che non poteva apprendere dalla tv dello sbarco, che i migranti della Sea Watch sarebbero stati fatti scendere a Lampedusa per ordine della magistratura. Il resto dell'attività di governo rischia di restare faticosa anche se, dopo il voto, alcune scadenze arriveranno al pettine e toccherà di nuovo al ministro dell'Economia Tria tornare in campo.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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