IL REPORTAGE
dal nostro inviato
BIBIONE (VENEZIA) Mascherine abbandonate:

Mercoledì 24 Giugno 2020
IL REPORTAGE dal nostro inviato BIBIONE (VENEZIA) Mascherine abbandonate:
IL REPORTAGE
dal nostro inviato
BIBIONE (VENEZIA) Mascherine abbandonate: sul marciapiede, in spiaggia, depositate dall'acqua sulla battigia. È il primo segno dell'estate al mare nell'anno di disgrazia 2020, sipario su una stagione che sul litorale parte in clamoroso ritardo e chissà come e quanto sarà infine condizionata dall'onda lunga del virus. A Bibione, uno dei più importanti centri balneari del Belpaese con 5,7 milioni di presenze nel 2019, lo scenario all'alba della quarta settimana di giugno sembra anticipare la malinconia del fine settembre anche se c'è tutta l'estate davanti: un hotel su due chiuso (i dati relativi all'ultimo fine settimana prospettavano un più ottimistico 60% di aperture), sull'arenile una distesa di ombrelloni ben distanziati ma in larghissima parte chiusi. In ritardo, per forza di cose, anche i lavori di allestimento delle strutture nella spiaggia: gli operatori da metà aprile avevano chiesto al Governo non solo certezze sulla data di apertura della stagione ma di avere almeno con un certo anticipo le informazioni in proposito. Tutto inutile, e dai primi di giugno è stata così una rincorsa continua a fare in modo che i turisti trovassero tutto pronto: operazione riuscita lavorando a tappe forzate per quanto riguarda la struttura essenziale dell'accoglienza (manutenzione spiaggia, piazzole, percorsi), ma - per dire - le aree non fumatori sono state allestite solo alla fine della scorsa settimana e negli stessi tempi è stato completato il circuito delle spiagge libere su prenotazione (alla app Bibi1).
L'ILLUSIONE
Poco male, in tempi di emergenza, perché fumatori e non restano lontani e anche le aree ad accesso gratuito nei giorni feriali sono desolatamente vuote. «Il ponte del 2 giugno ci aveva illuso - osserva la titolare di una pizzeria - ma poi è stata calma piatta, fatta eccezione per qualche weekend. Gli stranieri non si vedono e gli italiani fanno ancora mordi e fuggi». In effetti le poche auto davanti alle palazzine sono quasi tutte di italiani quando di questi tempi l'anno scorso si alternavano targhe tedesche e austriache, ungheresi o della Repubblica Ceca. «Qualche buon segnale di movimento per la prima settimana di luglio c'è - spiegano nelle agenzie - soprattutto da parte degli stranieri. E almeno loro quando arrivano per un paio di settimane si fermano, mentre gli italiani stanno pernottando solo nei fine settimana... Comunque dopo aver perso aprile e maggio, giugno è andato male, malissimo».
Il sindaco di San Michele al Tagliamento Pasqualino Codognotto, che è anche il coordinatore dei comuni della costa veneta, conferma: «È così, tolto qualche fine settimana le presenze sono state molto scarse in confronto al giugno degli anni passati. E i colleghi delle altre località venete mi riportano le stesse sensazioni. Gli operatori e i loro collaboratori sono stati straordinari, ma ragionando col metro del realismo forse era difficile aspettarsi una risposta migliore. C'è la preoccupazione di tanti che attendono gli sviluppi dell'emergenza Covid, a molte famiglie mancano i soldini, c'è anche chi sul piano del lavoro punta a recuperare qualcosa dei mesi perduti, pensiamo alle aziende che resteranno aperte. Se da luglio - come pare - arrivano gli stranieri, che qui a Bibione rappresentano il 70% delle presenze, al massimo si limiteranno i danni sul fatturato».
FALSA PARTENZA
Basta guardarsi intorno, in effetti, non solo scorrendo l'orizzonte sulla spiaggia ma vedendo la poca gente nei negozi, in farmacia. Per non parlare dei ristoranti. «Malgrado i mesi terribili del lockdown eravamo positivi - commenta un gestore - c'era voglia di ripartire, di buttarsi di nuovo nella mischia. Ma un giugno così ti ammazza, ci si è messo perfino il maltempo. Noi abbiamo le spalle grosse, possiamo tener duro, ma conosco tanti colleghi che erano appesi a una buona partenza della stagione, non so come faranno». Il pensiero comune è lasciarsi alle spalle le angosce del Covid e la delusione di una ripartenza che finora non c'è stata, a Bibione come a Jesolo e nelle altre realtà del litorale veneto. Si viaggia a mezzo servizio e quel tanto in meno che si fa rispetto al 2019 è pure troppo, come racconta la commessa di un supermercato: «L'anno scorso a metà giugno qui eravamo in otto al lavoro, oggi siamo in quattro. Facevamo orario continuano fino alle 22 mentre ora dalle 13 alle 15 si resta chiusi e alle 20 abbassiamo le serrande. Gli altri miei colleghi? A casa». Il dramma dei disoccupati che questa estate 2020 si porta appresso incombe in ogni angolo: soprattutto i giovani che eri abituato a vedere non li ritrovi più, lasciati a casa in attesa di giorni migliori. «A luglio, forse» è il ritornello che rimbalza da ogni angolo della costa. Tocca dire, peraltro, che a volte non si ritrovano nemmeno i titolari: accanto agli alberghi ci sono diversi negozi chiusi e non passa inosservato che gli esercizi gestiti da orientali hanno quasi tutti le saracinesche calate.
È cambiato tutto, nell'estate del nostro scontento, anche in spiaggia. I pochi superstiti, quasi tutti provenienti da case e appartamenti in affitto (che reggono meglio l'urto, forse perché considerati più sicuri in termini di isolamento e sicurezza) si rivedono a distanza di un anno dalla bella estate precedente ostentando prudenza nelle parole e nei comportamenti. Sul teatrino degli incontri va in scena sempre lo stesso copione: tentativi di abbraccio subito abortiti, meglio alzare il gomito, nel frangente. Altrettanto inevitabilmente, ogni conversazione parte da lì, da «come è andata col Covid», e inconsciamente si ascolta il resoconto dei (pochi) lombardi come fossero dei sopravvissuti. «Mio figlio fa il tipografo, vive a Bergamo e lavora a Brescia - raccontava una signora milanese - ogni giorno per noi era un'angoscia, davanti alla tivù». Inesistenti proteste e polemiche sui distanziamenti, anche perché le dimensioni maxi dell'arenile di Bibione e la riduzione degli ombrelloni garantiscono spazi vitali, ma nello scorso weekend - quando i pendolari sono arrivati in massa - bastava mettersi davanti a un chiosco per vedere coppie e famiglie fare dietrofront pur essendoci tavoli ancora liberi. L'affollamento crea preoccupazione, meglio evitare.
In spiaggia, in ogni caso, la rincorsa a preparare tutto per un luglio di rinascita, almeno nelle attese, è ormai completata. Piste ciclabili e pedonali sono tirate a lucido per accogliere gli appassionati tedeschi e austriaci, in settimana riaprirà il faro di Bibione e a giorni con i passi barca si potrà approdare a Lignano da una parte e alla Brussa di Caorle dall'altra. E tutti, qui, sperano idealmente di traghettare una buona volta verso giorni migliori del dannato primo semestre targato Covid.
Tiziano Graziottin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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